GRUPPO EDISON
Company Social Housing
Il tema è attualissimo e intreccia questioni economiche e sociali, ambientali e culturali. Senza la casa per un giovane è possibile conquistare vera autonomia? Senza un mercato immobiliare aperto e accessibile, è pensabile superare i blocchi alla mobilità sociale? Senza alloggi vicini ai luoghi di lavoro, cosa ne è della conciliazione e della qualità della vita? Il dibattito è caldo e lega in un grande nodo la questione dell’abitare con quello del lavoro e dell’impresa, dello sviluppo urbano e della vita sociale.
Gli investimenti sono sul lungo periodo, ma il bisogno è oggi. Lo spazio per innovare è enorme, anche nel rapporto impresa-territorio-istituzioni. Chi ci sta provando? E con quali soluzioni?
PROFILO DELL’AZIENDA
EDISON EDF Group
IN DIALOGO CON
FOCUS DELL’INTERVISTA INNOVAZIONE DI POLICY
Social Housing
IN DIALOGO CON L’IMPRESA – EDISON
Guidati da una visione di lungo periodo
Giorgio Colombo
La nostra politica di crescita è da sempre basata sull’investimento sui giovani e sulla loro crescita interna. Li accompagniamo già durante le ultime fasi del loro percorso scolastico attraverso partership con il mondo della scuola e delle università, e nei primi anni di entrata nel mondo del lavoro ed in azienda con programmi di inserimento e formazione a loro dedicati . Questo approccio guida la nostra visione e le nostre politiche nella gestione delle persone. Di fondo c’è una chiara e convinta convinzione nel valore della cultura d’impresa e del lavoro per le persone. Ma non solo. C’è anche la consapevolezza che qyesta visione si coniuga e valorizza un settore di business come quello dell’energia in cui operiamo ad elevato contenuto tecnologico, con cicli di investimento ultra-decennali , che richiede una visione e politiche di gestione delle persone di medio-lungo periodo, la sola visione che può assicurare un ritorno del valore di investimento per l’impresa e per le persone. Approcci tattici, orientati a conseguire obiettivi e risultati di breve periodo o di mero opportunismo, non servono né a noi, né alle persone assunte. Da questa visione nasce anche tutta la nostra policy sui giovani, ed in particolare questa ultima iniziativa di Company Social Housing.
Dal dialogo con i giovani, il bisogno intercettato
Giorgio Colombo
Negli ultimi 3-4 anni abbiamo osservato, in particolare nelle grandi città metropolitane -Milano in primis ove assumiamo la maggior parte dei neolaureati che hanno sterminato gli studi negli atenei milanesi – che il fenomeno della difficolta a trovare un alloggio a costi sostenibili per i giovani al primo impiego lavorativo è diventato un grave problema per coloro che trovano un impiego lavorativo nella città ove hanno studiato e vogliono avviare un progetto di vita autonoma, sganciandosi dalla famiglia di origine . Non solo è molto difficile il reperimento dell’alloggio, ma anche quando lo si trova il costo d’affitto è proibitivo pur considerando un livello salariale di primo impiego come quello che noi riconosciamo tra i più elevati a livello di mercato italiano. Per essere molto concreti: un valore netto su base mensile si scontra con un costo della vita e dell’appartamento in affitto a Milano che può incidere attorno al 50%- 60% e più sullo stipendio netto: un costo decisamente insostenibile per un giovane.
Gli effetti della carenza di case accessibili: costi di commuting e remotizzazione del lavoro…
Giorgio Colombo
Questa situazione produce almeno due fenomeni. Essere costretti a trovare un’abitazione molto distante da Milano. Il che significa sobbarcarsi un’ora, un’ora e mezza di tempo di commuting che unito ai relativi costi spinge le persone a preferire una remotizzazione del lavoro che noi non vogliamo sia la modalità esclusiva o prevalente nel rapporto con l’azienda, soprattutto per un giovane al primo impiego che deve integrarsi in azienda e nel mondo del lavoro e ha bisogno di essere seguito e formato. Per questo teniamo a che le nostre persone abitino vicine al luogo di lavoro, in modo da poter essere in grado di raggiungerlo in 20/30 minuti con i mezzi pubblici.
… senza dimenticare l’emigrazione
Giorgio Colombo
Non sono pochi i giovani che finiscono per accettare proposte dall’estero che normalmente hanno due grandi vantaggi : sotto il profilo economico, queste proposte garantiscono redditi di base ancora superiori ai nostri. Secondariamente, offrono anche la soluzione abitativa. Quando la scelta di andarsene dall’Italia non è guidata da valutazioni professionali ma dalla sola convenienza economica, è una scelta che non possiamo condividere e vogliamo e dobbiamo contrastare. Proprio perché non possiamo permetterci di perdere giovani talenti che abbiamo formato nelle nostre scuole e università per esportare il loro talento , spesso a beneficio dei nostri concorrenti.
Se il problema è la casa, interveniamo sul problema
Giorgio Colombo
Così ci siamo detti: “Bene, se il problema è l’alloggio non interveniamo esclusivamente aumentando la retribuzione di questi giovanicome alcune aziende hanno scelto di fare con il problema di generare un ulteriore aggravio di costo del lavoro per l’azienda determinato dall’incidenza degli oneri fiscali e contributivi, e con rischiodialterare gli equilibri delmercato del lavoro e l’equità interna, marisolviamo il problema dell’alloggio”.
Un modello attento alle ripercussioni fiscali
Giorgio Colombo
Il dipendente sostiene un costo per l’alloggio fornito dall’azienda uguale per tutti in tutta Italia che non supera – comprese le utenze – il 25, max 30% del salario netto mensile.
E’ un costo che riteniamo sostenibile e un modello che abbiamo costruito guardando con attenzione anche agli impatti fiscali, per il dipendente e per l’azienda
Il contratto dura tre anni, ma poi?
Giorgio Colombo
I tre anni coincidono con la permanenza dei giovani neo-laureati in quella che noi consideriamo la nostra Young Community. È un percorso di crescita professionale e personale guidato, che aiuta a crescere dentro l’azienda, rinforza le competenze trasversali e le soft shill utili per lavorare ,ad assumere responsabilità su progetti innovativi e a partecipare a progetti di volontariato sociale con l’azienda sui territori, anche durante l’orario di lavoro e come tale retribuito.
Il contributo abitativo rappresenta nella nostra idea un aiuto concreto ai giovani nella fase di avviamento della carriera lavorativa e di un progetto di vita personale: siamo convinti che superata questa prima fase lo sviluppo di carriera e la conseguente crescita economica che l’accompagna consentirà poi ai nostri giovani di poter camminare da soli. Ma anche dopo i tre anni , se lo desiderano, i giovani potranno subentrare nell’affitto dell’alloggio. E stiamo anche pensando , attraverso una parteneship con il settore bancario, ad una ulteriore iniziativa che possa aiutare il giovane a valutare un investimento immobiliare di acquisto e ancora una volta a costruire un progetto personale di futuro di medio-lungo termine insieme ad un progetto professione che continua con la nostra azienda.
Una scelta anche valoriale
Giorgio Colombo
I giovani che escono dalle università italiane sono bravi e preparati, per cui la nostra valutazione di ingaggio la facciamo in termini di assonanza con la nostra cultura d’impresa e del lavoro ed i nostri valori. Anche questa iniativa di sostegno abitativo è costruita partendo da questa visione.
La ricerca di una soluzione per il tema casa l’abbiamo approcciata proprio da queste domande: “Cosa ci guida? Che tipo di rapporto vogliamo che le persone instaurino con noi e con il loro lavoro? Che tipo di rapporto vogliamo proporre alle persone che ci scelgono?”
Come hanno reagito le istituzioni
Giorgio Colombo
La notizia della nostra iniziativa è arrivata in un momento in cui il problema abitativo per studenti e giovani lavoratori , soprattutto nelle città metropolitane e’ assurto rilevanza nelle pagine delle principali testate giornalistiche e nell’agenda politica a livello territoriale e nazionale. Ovvio quindi che questa nostra iniziativa concreta e di immediata attuazione abbia suscitato grande interesse e curiosità anche da parte di molte istituzioni di approfondirne la conoscenza. Abbiamo così potuto trasferire e far conoscere alle istituzioni la nostra iniziativa ed esperienza ed al contempo preso conoscenza di alcune rilevanti iniziative che si stanno sviluppando in alcuni ambiti territoriali per recuperare edifici in stato di disuso e riqualificarli ad uso abitativo per studenti universitari. E’ la stada giusta, ma sappiamo quanto sia complessa sotto il profilo realizzativo questa operazione, e soprattutto quali tempi richieda per portarla a termine. Ma noi non ci possiamo permettere di aspettare 3-5 o più anni anni. Il problema è ora. La nostra è una proposta che trova una soluzione pronta subito per i nostri giovani neo-laureati già inseriti in azienda e per quelli che stiamo inserendo. Poi, saremo lieti di lavorare anche con le istituzioni per dare una soluzione più strutturale al problema su un orizzonte di medio -lungo periodo.
Se anche la fiscalità ci desse una mano!
Giorgio Colombo
Se anche la fiscalità ci desse una mano, male non farebbe! Qualcosa la legge di bilancio, anche sulla spinta di Confindustria, ha previsto. Un primo utile passo nella giusta direzione ma auspichiamo si possa fare di più. Per esempio: uno dei limiti dell’intervento legislativo è che esso e’ pensato esclusivamente per supportare coloro che devono trasferirsi nella città di lavoro diversa dalla loro residenza non anche per i giovani già residenti nella città dove lavorano che desiderano diventare autonomi e uscire dal proprio nucleo familiare di origine. La nostra iniziativa include invece anche questa opportunità.
Dobbiamo trovare un ampio consenso che vada oltre coloro che beneficiano
Giorgio Colombo
Nell’ambito delle nostre politiche per il personale , questa iniziativa si inserisce poi in una più ampia politica di welfare aziendale , di woirk life banace e di well being nei luoghi di lavoro che viene da lontano. Il nostro welfare aziendale è stato rifondato completamente dalle ceneri delle vecchie tradizioni paternalistiche. Nel 2008, siamo stati tra le prime aziende a creare una piattaforma di welfare aziendale che possa interceccettare e dare risposta ai bisogni di vita delle persone estesa a tutti i collaboratori su tutto il territorio nazionale, senza distinzione di ruolo e inquadramento. Successivamente e molto prima dell’emergenza pandemica abbiamo lanciato il nostro progetto di smart working e contemporaneamente abbiamo ripensato e ristrutturato i nostri uffici per renderli più confortevoli funzionali e attrattivi alla nuova organizzazione del lavoro, sempre ponendo al centro il benessere delle persone che vi lavorano ed i valori in cui crediamo. Per convincere le persone a “ venire in ufficio e stare dentro”, non ad “allontanarsi dal lavoro” e dall’azienda. Sullo smart working per esempio, abbiamo subito pensato ad un modello equilibrato tra presenza e lavoro da remoto, che non pone limiti di utilizzo quando necessario per far fronte a temporanee e gravi esigenze personali e familiari, ma conferma il valore della presenza nei luoghi di lavoro, come luogo di crescita professionale e di relazione e di vita sociale. Quando incontro giovani che mi dicono di voler lavorare solo e prevalentemente da remoto, cerco di capirne le ragioni e spiegare loro il nostro pensiero e se non li convinco rispondo : “ opinione legittima e rispettabile, ma noi non siamo purtroppo l’azienda che fa per Te, grazie”.
E’ sempre – come per l’iniziativa sulla casa- un tema di condivisione di valori. E’ anche per questo, che pur rivolgendosi questa iniziativa della casa ai neo-laureati, non è stato difficile portare avanti un’adesione ampia sull’iniziativa da parte di tutti i colleghi e colleghe dell’azienda, evitando che coloro che non sono direttamente coinvolti la vivessero come un privilegio per coloro a cui è destinata. La nostra attenzione è rivolta a tutte le persone anche se risponde con soluzioni diverse a bisogni diversi.
Come è stata accolta l’iniziativa
Giorgio Colombo
La reazione a caldo è stata molto positiva e apprezzata a 360°, ed ancora più positiva sui giovani beneficiari, lo potete immaginare! Uno dei primi effetti concreti con cui volevamo misurarne l’efficacia è sulla decisione dei giovani laureati di lasciare l’azienda. Avevamo registrato nei mesi precedenti il lancio di questa iniziativa una crescita del turnover volontario , anche se con valori inferiori al mercato ci preoccupava molto. Da quando abbiamo comunicato questa decisione anche se solo dopo pochi mesi , il fenomeno si è ridotto e quasi azzerato. Ma aspettiamo ancora un po’ di tempo per trarre considerazioni più consistenti.
Una leva per la motivazione dei collaboratori
Giorgio Colombo
Credo che poter sentirsi parte di una bella storia aziendale sia fondamentale accendere la motivazione delle persone. E noi in Edison lavoriamo su questo. Per riportare le persone dentro il lavoro e dentro l’azienda, per creare autentica identità e appartenenza.
Penso che alla base delle aziende del nostro “made in” che vantano una storia e continuano ad essere vincenti sul mercato domestico e sui mercati internazionali ci sia molto di questa cultura d’impresa e del lavoro alla base del rapporto con le loro persone. Ma, purtroppo queste storie di successo nessuno le racconta, e fanno poco clamore .
Come questa politica sulla casa…
Tutti mi chiedono “cosa”, “per chi”, “quando,” “quanto”, “come” .
Ma pochi mi domandano “Perché e cosa c’ è realmente dietro la vostra iniziativa?”
Mi fa piacere che voi abbiate capito la vera essenza di questa politica. Solo così questa narrazione crea valore…
Quando ci siamo persi il lavoro, ci siamo persi anche l’impresa
Giorgio Colombo
Non interessa quasi a nessuno capire quale cultura di impresa sta dietro questa iniziativa, che è la vera domanda importante da porre. Poi, oggi la casa, domani la maternità… Sono solo mezzi, solo strumenti e soluzioni, certamente necessari , altrimenti è solo filosofia. Ma la vera domanda è: “Qual è la cultura di impresa che ci sta dietro? E quale cultura del lavorovogliamo costruire perle generazioni che verranno?” Occorre ridare alle persone e all’impresa il valore del lavoro, oggi messo in discussione da un uso inconsapevole e da un abuso della tecnologia, derubricando il lavoro a un ruolo marginale nella vita delle persone. Ma quando ci siamo persi il lavoro, ci siamo persi anche l’impresa… E su cosa fondiamo la tenuta di una società se non sul lavoro, e su chi il lavoro lo può generare? Sono le imprese e le persone con l’imprese , che possono generare sviluppo e crescita per mantenere almeno il livello di benessere che abbiamo acquisito e a cui siamo abituati.
Oggi abbiamo davanti la sfida ecologica, quella energetica, quella tecnologica: tutte sfide straordinariamente importanti ma la sfida delle sfide è questa: ridare valore al lavoro, non come puro scambio merceologico: anche chi non la considerasse la più importante, potrebbe almeno condivedere che sia essenziale per vincere le altre.