RISO GALLO
“SI È SOSTENIBILI QUANDO SI SOSTIENE”
L’agricoltura può essere davvero sostenibile in senso ambientale e sociale? È possibile rispettare le risorse naturali e la biodiversità degli ecosistemi, e allo stesso tempo efficientare i sistemi produttivi per garantire cibo sano in qualità e quantità per una popolazione in aumento?
La ricerca della sostenibilità in ambito agricolo non sembra poter fare a meno della digitalizzazione. Ma cosa significa concretamente prendere sul serio la transizione ecologica trovando un alleato nelle nuove tecnologie?
PROFILO DELL’AZIENDA
Riso Gallo S.p.A.
IN DIALOGO CON
FOCUS DELL’INTERVISTA INNOVAZIONE DI POLICY
Transizione ecologica e digitalizzazione
Sostenibilità
Economia circolare
DAL MANIFESTO DI RISO GALLO
IL RISO È SOSTENIBILE QUANDO SOSTIENE
“Le persone oggi guardano alle aziende con attenzione, perché sanno che molta parte del futuro dipende dai grandi protagonisti del mercato. E fanno bene. Si aspettano che un’azienda non segua più, nelle sue scelte, solo criteri economici, ma che esse aprano un orizzonte di sviluppo per le comunità, per il territorio e per l’intero pianeta. Per noi di Riso gallo, che siamo il riso, la sostenibilità non è solo una questione di riduzione degli sprechi. e di indicatori di impatto ambientale: per noi il riso è sostenibile quando sostiene”.
IN DIALOGO CON L’IMPRESA – RISO GALLO SPA
La sostenibilità è un pensiero integrale
Carlo Preve
Abbiamo cominciato a lavorare sul tema sostenibilità circa cinque anni fa. In verità, la lavorazione del riso nell’impianto di riseria è sostenibile per definizione, perché non si butta via niente. Dei prodotti secondari, la lolla, può essere venduta agli impianti che la bruciano generando energia, oppure agli allevatori che la utilizzano come letto per il bestiame, o, ancora, può essere mischiata con la terra nelle coltivazioni di fiori per areare meglio il terreno. Per la farina di riso il percorso è intuitivo. Infine, le rotture vengono utilizzate come alimentazione animale. Se vogliamo fare sostenibilità all’interno del mercato del riso, dobbiamo allora intervenire prima e dopo la lavorazione del riso.
Cominciamo con il “dopo”. Il riso viene confezionato in mattonelle sottovuoto con un cartone sottovuoto. Per il film della mattonella si tratta di un monomateriale, quindi riciclabile al 100%.
Il “prima” è la parte più complicata. Abbiamo cominciato con la sostenibilità sul lato agricolo, assumendo internamente un agronomo, e, tramite la Sustainable Agricultural Initiative Platform della SAI1 https://saiplatform.org https://saiplatform.org/who-we-are/ – la principale iniziativa globale della filiera per l’agricoltura sostenibile –, abbiamo stabilito un protocollo che le nostre aziende conferenti devono seguire con un ente terzo che le certifica. Si tratta di pratiche standard internazionali. Oggi siamo arrivati a oltre 200 aziende agricole che rappresentano pi’ del 10% della superficie italiana coltivata a riso. La gran parte della nostra produzione per l’estero, e circa un 30% della produzione italiana, sono da agricoltura sostenibile. Noi continuiamo a voler crescere e ad espanderci in questa direzione.
Come si fa agricoltura sostenibile? Grazie alla tecnologia
Carlo Preve
Oggi la tecnologia ti consente di intervenire solo laddove è necessario, quando è necessario, nella quantità necessaria. È la tecnologia che permette di utilizzare agrofarmaci non in quantità prestabilita su tutta la superficie lavorata, nei diversi periodi del ciclo vegetativo della pianta. Poiché i trattori, in fase di raccolto, misurano la resa per ogni singolo metro quadrato del campo, conosciamo quali zone hanno reso di più e quali meno, e dove intervenire. Usiamo i droni. Anche i satelliti aiutano. Come Riso Gallo, disponiamo di una applicazione sviluppata con il nostro partner xFarm che permette all’agricoltore di tenere traccia di tutto quello che fa e calcolarne la profittabilità, precisando se e dove si genera un ritorno economico.
Questa è la sostenibilità in campo agricolo. È stata una scelta per noi facilitata dall’avere una divisione che sviluppa sementi che poi vende agli agricoltori, oltre che ad agronomi interni. Mio fratello, responsabile di questa area, ha detto “Si può fare!” ed io, in qualità di responsabile commerciale, ne ho confermato il valore. Eravamo tutti d’accordo, e siamo partiti.
Una scelta di valore apprezzata, soprattutto all’estero
Carlo Preve
Non è semplice far passare l’idea al consumatore, perché quest’ultimo, non conoscendo quello che avviene sul campo, fa più fatica a percepirne la valenza. Un discorso a parte va fatto per i giovani che apprezzano molto il nostro posizionamento poichè è anche un chiaro investimento per il futuro.
Il futuro è sostenibile. Non c’è alternativa.
Carlo Preve
Bisogna andare lì. Dunque, tanto vale muoversi in anticipo. Anche perché nel settore del riso, l’agricoltura biologica non è sostenibile, in quanto le rese in campo sono decisamente più basse delle rese reali. È una sciccheria per pochi che si vantano di essere sostenibili, ma nella sostanza questa soluzione non sta in piedi!
Anni fa, su suggerimento di un agricoltore amico, mio padre decise di verificare che tutto il riso biologico in entrata fosse certificato. Scoprì, invece, che una parte significativa non lo era. Allora decidemmo di non procedere in quella direzione. Dopo qualche tempo, ci fu uno scandalo. Mi sembra di ricordare che noi fummo l’unica azienda italiana che ne rimase fuori. Detto francamente, fu un colpo di fortuna.
Secondo noi la sostenibilità è l’unico modo per stare in piedi come azienda. Tra l’altro, se fatta bene, l’agricoltore spende di meno e con rese superiori.
Il perché del nostro impegno
Carlo Preve
Molto semplicemente: la sostenibilità è per noi la strada per ottenere un vantaggio competitivo e un risultato sociale. Le due cose coincidono e devono coincidere perché possano funzionare entrambe!
La Carta del Riso Gallo: buone pratiche da implementare
Carlo Preve
Noi abbiamo creato la “Carta del Riso Gallo”, in cui dichiariamo alcune buone pratiche che purtroppo non sempre vengono applicate in agricoltura. Ad esempio, persevera la cattiva abitudine di una parte degli agricoltori di non vendere tutto il risone frutto del loro raccolto per tenerlo da parte e utilizzarlo come semente per l’anno successivo. È evidente che in questo modo hanno una produzione più bassa. La resa non è sostenibile.
Oppure, noi chiediamo agli agricoltori di utilizzare la varietà che ha una produzione in ettaro in campo più alta: perché più produci, più sei sostenibile. A parità di utilizzo di agrofarmaci, ne produci di più e la resa è maggiore. Non ci sono cose vietate, ma pratiche da superare. Un esempio? L’uso di fanghi.
Uno sforzo culturale che ripaga
Carlo Preve
Il nostro è uno sforzo soprattutto culturale. L’obiettivo è promuovere una mentalità comune, in modo che tutti viaggino nella stessa direzione. Nelle catene della Grande Distribuzione sia italiana che estera sto riscontrando un apprezzamento crescente, anche perché i buyer sono persone tendenzialmente preparate, che sanno cosa è l’agricoltura e capiscono cosa è vantaggioso, sia lato consumatore, sia lato sociale, agricolo, climatico.
Ci guida la logica del “terroir”
Carlo Preve
Non mi risulta che qualcuno nel nostro settore abbia seguito la nostra strada. Oggi noi siamo l’unica azienda di riso che ha anche una divisione agricola. E può darsi che altri non percepiscano il vantaggio di questa operazione. L’agricoltura sostenibile è un argomento che piace molto, interessa sicuramente ai media e ci sta dando tanti risultati. Anche se parlare di alleanze non è semplice. È certamente una via per consolidare il rapporto con il territorio e gli stakeholder, soprattutto con agricoltori e la loro community. I francesi hanno una parola molto bella: terroir. Rappresenta non solo il terreno, ma una tradizione, la cultura che si tramanda di generazione in generazione. Ecco, questa nostra scelta si inserisce nella logica del terroir.
Abbiamo bisogno di una visione chiara e comprensibile dell’Europa
Carlo Preve
La mia impresa è cresciuta grazie all’Europa. Eppure, la gente dell’Europa vede solo il 3%, fatto di doveri e obblighi. Avere una moneta unica e poter viaggiare senza blocco alle frontiere era qualcosa che un benzinaio nelle campagne del Veneto o della Germania capiva molto bene. Oggi non abbiamo una visione del genere. Non c’è una direzione in cui andare. Secondo me questo rende più facile il messaggio di chi dice no all’Europa, che poi sarebbe anche un danno economico.
Un cambio culturale a favore dei giovani potrebbe aiutare l’Italia a fare meglio impresa
Carlo Preve
È necessario un cambio culturale a favore dei giovani. Incentivare l’assunzione di responsabilità dei giovani. Io sono andato a studiare in Inghilterra e avevo una preparazione teorica superiore agli altri. Credo che il livello della preparazione teorica non sia cambiato da allora. Il problema è che da noi si insegna meno il lavoro di squadra e l’assunzione di responsabilità che è associato anche alla cultura di far correre i giovani. L’ho visto con i miei figli: li ho mandati alla scuola inglese per imparare la lingua, e gli hanno insegnato il lavoro di squadra, a buttarsi nell’intervenire, ad assumersi le proprie responsabilità.
Noi stiamo andando bene, e crescendo. Ma se penso all’Italia…
Carlo Preve
Anni fa ho avuto il privilegio di assistere ad uno speech di Edward Luttwak. Ne uscì con un’espressione bellissima e paradigmatica del nostro Paese. Disse: “Gli italiani sanno fare benissimo le cose difficili, ma si perdono nelle cose facili.” È vero. Siamo degli individualisti molte volte, ma quando il gioco si fa duro – e siamo indietro –, se ci organizziamo e facciamo una grande figura. Impareremo mai a giocare così per l’intera partita?
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