ELICA

“SPERIMENTAZIONE CONTINUA”

Che rapporto c’è tra arte ed impresa? L’investimento nell’arte e, più ampiamente, nella cultura può essere una leva per promuovere competenze oggi sempre più necessarie, come il pensiero critico e divergente, l’immaginazione del “non ancora”, la creatività, l’innovazione, ma anche la sensibilità al bello e la cura dell’unicità, tutti fattori che appartengono al DNA italiano? L’azienda si rivela spazio in cui è possibile far accadere dell’altro, oltre la sola produzione numerica: un coltivare l’idea di umano integrale, quello capace di uscire dal conosciuto e aprire nuove strade, intrecciando valore economico, sociale, culturale.

PROFILO DELL’AZIENDA

ELICA S.p.A.

IN DIALOGO CON

FOCUS DELL’INTERVISTA INNOVAZIONE DI POLICY

Cultura d’impresa
BENEFICI DELLE ATTIVITÀ CON L’ARTE PER ELICA

Incremento del numero di brevetti ornamentali e tecnici

Nel 2008 vince il Premio Etica Impresa con un contratto integrativo che inserisce E-STRAORDINARIO tra i benefit per i dipendenti

Dal 2008 ad oggi vince numerosi premi per il design di prodotto, per il design dell’Annual Report e per il design del sito web

Nel 2013 vince il Premio Imprese per l’Innovazione, indetto da Confindustria e APQI

Dal 2008 al 2018 Elica è stata inserita tra i «Great Place to Work» vincendo come miglior ambiente di lavoro in Italia e in Europa

Nel 2018 Elica vince il Compasso d’Oro con Nikola Tesla del designer Fabrizio Crisà

Nel 2024 Elica vince il Compasso d’Oro con Lhov del designer Fabrizio Crisà

Risultati degli ultimi anni confrontati con il quinquennio precedente all’istituzione della FEC

IN DIALOGO CON L’AZIENDA – ELICA

Intervista a Deborah Caré, Chief Human Resources Officer

Un incontro tra persone

L’iniziativa che racconto è il frutto di un percorso avviato nel 2007 insieme a Marcello Smarrelli. Non si è trattato di un investimento pianificato, come accade per strategie di prodotto o di mercato, bensì di un incontro tra persone e di un confronto sulle potenzialità dell’arte nel contesto aziendale. Questo aspetto è per noi fondamentale, poiché pone al centro il valore del capitale umano.

Dalla memoria alla creazione di un patrimonio culturale

Il nostro presidente, Francesco Casoli, ha promosso per anni un premio dedicato alla memoria del padre Ermanno, fondatore di Elica e appassionato d’arte. Questo premio, nato nel 1998, prevedeva l’acquisto di opere d’arte da donare al Comune di Serra San Quirico (AN), sede di uno dei primi stabilimenti produttivi di Elica, con l’intento di istituire un museo di arte contemporanea. L’iniziativa si muoveva così in una dimensione intermedia tra valorizzazione aziendale e promozione culturale del territorio.

Nel 2006, con la quotazione in Borsa di Elica, è emersa la necessità di formalizzare questo impegno culturale attraverso la creazione di una Fondazione dedicata. Nasce così la Fondazione Ermanno Casoli (FEC), istituita nel 2007, con un budget iniziale destinato alla gestione del premio. 

In qualità di responsabile del People Knowledge Management di Elica, sono stata invitata a far parte del consiglio di amministrazione della Fondazione. Pur provenendo da un background scientifico, ho accolto con entusiasmo questa opportunità e così ebbe inizio la nostra avventura con l’arte, un’avventura che si è rivelata ricca di opportunità.

Un nuovo paradigma di formazione aziendale

Elica ha sempre abbracciato un approccio innovativo, anticipando le tendenze e sperimentando metodologie formative all’avanguardia. Siamo stati pionieri nella formazione outdoor, portando i manager in contesti inusuali per favorire il team building. Se all’inizio queste iniziative rappresentavano una novità, con il tempo diventavano proposte scontate.

Il dialogo con gli artisti, invece, ha introdotto un elemento di continua sorpresa e stimolo intellettuale. Il confronto con il mondo dell’arte ha permesso di mettere in discussione luoghi comuni e pregiudizi diffusi nel contesto aziendale. L’errore, il fallimento o il lavoro in solitario, spesso percepiti come negativi, acquisiscono nell’arte un valore differente, capace di generare crescita e trasformazione. L’artista, con la sua prospettiva unica, offre strumenti per decifrare la complessità e interpretare il cambiamento.

L’integrazione dell’arte nel contesto produttivo

Abbiamo dunque scelto di destinare il budget della fondazione a un nuovo modello sperimentale: portare gli artisti nelle aziende e coinvolgere attivamente i dipendenti nella realizzazione delle opere. Questo approccio ha generato un valore aggiunto significativo, traducendosi in un’esperienza formativa unica e altamente partecipativa.

I progetti con gli artisti, da noi realizzati infatti, si configurano come esperienze di team building, potenziando il lavoro di gruppo e stimolando la creatività collettiva, essenziale nella formazione aziendale.

Grazie alla collaborazione con Marcello Smarrelli, abbiamo avuto l’opportunità di coinvolgere artisti di fama internazionale come Michelangelo Pistoletto, Claire Fontaine, Nico Vascellari e tanti altri. La loro presenza in azienda ha dato vita a un processo di scambio culturale e creativo senza precedenti.

L’iniziativa è stata possibile grazie al forte sostegno del Presidente, Francesco Casoli, che ha seguito con interesse ogni fase del progetto, dimostrando una sensibilità e un entusiasmo che hanno contribuito in modo determinante al suo successo.

Creare spazi di apprendimento per accogliere possibilità inaspettate

L’introduzione dell’arte contemporanea negli ambienti aziendali, come gli stabilimenti produttivi, ha suscitato reazioni sorprendenti. All’inizio, molti collaboratori erano scettici, a causa della difficoltà di interpretazione di un linguaggio artistico distante dalla nostra cultura visiva, tradizionalmente legata all’arte figurativa.

Tuttavia, affinché un contenuto venga assimilato, è fondamentale che ci sia la predisposizione a riceverlo. In Elica avevamo sperimentato vari metodi di formazione, ma spesso si trattava di esperienze già conosciute. Con l’arte contemporanea, invece, ogni proposta era nuova e stimolante: il coinvolgimento diretto con gli artisti permetteva ai partecipanti di entrare in contatto con tematiche complesse—sociali, politiche, psicologiche—spingendo tutti ad aprirsi a prospettive che difficilmente avrebbero accettato se i contenuti fossero stati trasmessi da un formatore tradizionale. L’artista non si limita a trasmettere conoscenza, ma stimola la riflessione critica e l’immaginazione di nuovi scenari.

Come sottolinea l’economista Pierluigi Sacco, l’arte contemporanea aiuta a sviluppare una mentalità aperta a possibilità inaspettate. Un approccio che, a livello aziendale, favorisce l’innovazione. 

L’arte in azienda come stimolo al pensiero critico

Nel contesto aziendale, l’arte diventa uno strumento per sviluppare la fantasia, permettendoci di esplorare nuove idee, pensare lateralmente e sfidare i paradigmi consolidati.

In un’economia in continuo cambiamento, l’arte contemporanea riveste un ruolo cruciale. Non offre risposte definitive, ma stimola il pensiero critico, alimentando il dubbio e l’immaginazione. In questo scenario, ci insegna a non limitarci alla domanda “così funziona?”, ma a riflettere su “cosa accadrebbe se facessimo diversamente?”.

Questa attitudine non nasce dalla diffidenza, ma da un invito ad adottare un approccio riflessivo e aperto. L’arte incoraggia il processo di interrogarsi, stimolando la riflessione sulla realtà aziendale e sulle sue potenzialità alternative.

Trasformare il linguaggio per abbattere le barriere

L’arte permette di trasformare il linguaggio aziendale tradizionale, favorendo lo sviluppo di competenze come la concettualizzazione, l’astrazione e il pensiero critico. Questo approccio promuove un apprendimento attivo, stimolando il confronto, il coraggio e l’intraprendenza nella condivisione di idee.

Il dialogo simbolico e metaforico, tipico dell’espressione artistica, arricchisce le capacità comunicative, rendendo il processo di apprendimento più coinvolgente ed efficace. Il lavoro è iniziato con piccoli gruppi, per poi crescere e ampliare il coinvolgimento di decine di colleghi, accomunati dall’interesse per il progetto e dalla possibilità di confrontarsi con gli artisti. Così, il processo non solo ha favorito la collaborazione, ma è diventato anche una performance in grado di abbattere le barriere gerarchiche e culturali all’interno dell’organizzazione.

Una collezione d’arte aziendale nata dalla partecipazione

Parallelamente a questa trasformazione, con queste attività abbiamo dato il via alla creazione di una collezione d’arte aziendale, caratterizzata da un elemento distintivo rispetto alle tradizionali corporate art collection: la partecipazione attiva delle persone. Non si tratta di una semplice raccolta di opere, ma di un progetto condiviso in cui operai, impiegati e top manager hanno contribuito in prima persona, interagendo con gli artisti e prendendo parte al processo creativo. Questo approccio ha rafforzato significativamente il senso di appartenenza tra i dipendenti, creando un legame profondo con le opere e contribuendo a definire un’identità aziendale condivisa.

La collezione si configura quindi come un patrimonio culturale vivo, non solo simbolo dei valori aziendali, ma anche espressione concreta dell’identità che guida Elica nel suo percorso di innovazione e crescita.

Oltre la cultura aziendale: un progetto di impatto sociale

Questa progettualità ha avuto anche un impatto sociale significativo, poiché ha portato l’arte contemporanea in territori lontani dai principali centri culturali, dove queste esperienze non sono facilmente accessibili. Operazioni come queste sono difficili da realizzare in contesti di provincia, dove i costi e le risorse limitate rendono improbabile l’arrivo di iniziative artistiche di alto livello.

Sebbene esistano molti mecenati disposti a investire in arte, l’accesso al contemporaneo per il pubblico generale rimane limitato. L’arte contemporanea, infatti, è spesso percepita come un linguaggio complesso e difficile, che necessita di una traduzione per essere pienamente compreso.

Il dialogo tra arte e impresa nel rispetto dei reciproci obiettivi

La storia dimostra come gli artisti abbiano sempre collaborato con grandi committenti, dalle istituzioni religiose ai mecenati dell’aristocrazia. Tuttavia, nel tempo, si è affermata una separazione ideologica tra arte e business e, per lungo tempo, il mondo dell’arte e quello dell’impresa si sono osservati con diffidenza. Da un lato, l’arte contemporanea è spesso percepita in ambito aziendale come un’attività elitaria e distante dalla realtà produttiva; dall’altro, l’impresa viene talvolta vista nel settore artistico come un contesto guidato esclusivamente dalla logica del profitto e dallo sfruttamento delle risorse, umane e materiali.

L’attività promossa da Elica e FEC ha contribuito a superare questi preconcetti, dimostrando come la collaborazione tra i due mondi possa generare valore e favorire l’innovazione.

I benefici di questo approccio non riguardano solo le aziende coinvolte, ma anche gli artisti stessi. Molti di loro hanno espresso grande entusiasmo per l’esperienza vissuta all’interno del contesto industriale. I progetti collettivi a vocazione sociale, pur suscitando grande interesse nel panorama artistico, raramente trovano occasioni per svilupparsi in ambienti strutturati e protetti come quelli aziendali. Avere accesso a spazi produttivi, come è avvenuto in Italia, Cina, Messico e, più recentemente, in Polonia, ha rappresentato per loro un’opportunità straordinaria, dimostrando il potenziale trasformativo del dialogo tra arte e impresa.

Misurazione dei risultati

Nel contesto culturale, spesso si tende a evitare la misurazione dei risultati, ma in ambito aziendale la richiesta di valutare concretamente gli effetti di un investimento è inevitabile. Pur non spaventandomi di fronte alla sfida, ho capito che per ottenere una valutazione precisa era necessario un elemento che, in azienda, è spesso sgradito: tanto tempo. Misurare gli effetti di un investimento culturale richiede pazienza, continuità e un monitoraggio costante, con un orizzonte temporale lungo. A differenza del business, che si misura in cicli brevi e trimestrali, la cultura aziendale necessita di un approccio a medio-lungo termine, che supera di gran lunga l’anno fiscale. Per questo motivo ho scelto di dedicare cinque anni ad analizzare gli impatti dell’iniziativa culturale sulla nostra organizzazione e, anche in questo caso, la fiducia del Presidente è stata preziosa perché ha garantito la continuità necessaria all’esperimento.

Per valutare i risultati, abbiamo adottato parametri concreti, come il numero di brevetti estetici e tecnici ottenuti, e i premi ricevuti, inclusi quelli nell’ambito dell’Innovazione e People. Abbiamo selezionato indicatori chiave per monitorare i progressi e, nei cinque anni successivi alla creazione della Fondazione, abbiamo registrato un notevole aumento di tutti questi parametri, culminato con il conseguimento del Compasso D’Oro, un riconoscimento mai ottenuto prima. Sebbene il merito di questo prestigioso premio non possa non andare al nostro designer, come Direttore delle Risorse Umane sono consapevole che successi di questo tipo nascono solo in ambienti favorevoli. Esistono ambienti che stimolano l’innovazione e altri che non lo fanno, e questo premio è il risultato di un contesto che promuove e premia la creatività.

Una sperimentazione continua

Elica ha saputo trasformare nel tempo i suoi prodotti in oggetti dal design distintivo e questo rappresenta un risultato straordinario, soprattutto per un’azienda metalmeccanica che opera in un settore in grande trasformazione come quello dell’elettrodomestico. L’esperimento di portare l’arte contemporanea all’interno della sua organizzazione è diventato per Elica il  tratto distintivo della cultura aziendale.

Sostenibilità e replicabilità del Metodo FEC

Abbiamo dimostrato che l’approccio alla cultura adottato da Elica attraverso il metodo FEC è non solo sostenibile, ma anche replicabile nel lungo periodo, estendendosi con successo ad altre realtà aziendali. La Fondazione Ermanno Casoli negli anni ha curato infatti numerosi progetti di rilevanza in contesti aziendali differenti, consolidando la capacità di applicare l’innovativo metodo FEC di promozione culturale in una vasta gamma di settori differenti da Elica. Questo ha confermato che l’investimento nella cultura può essere autofinanziato, trasformandosi in una risorsa strategica per le organizzazioni. In questo modo, il metodo FEC ha generato un valore tangibile, creando un ciclo virtuoso che non solo promuove l’arte contemporanea ma l’innovazione all’interno delle imprese e dunque è facilmente replicabile e scalabile nel tempo, contribuendo alla diffusione di collezioni d’arte aziendali e promuovendo un modello di successo per le imprese.

Guardare al futuro: l’arte come elemento di continuità e crescita

Nonostante il periodo complesso, Elica continua a sostenere attivamente la Fondazione e a investire in progetti strategici, come il Premio Ermanno Casoli, che continuiamo a realizzare anche nei nostri stabilimenti internazionali. Questo premio è un’iniziativa a cui siamo tutti molto legati perché riconosce l’impegno dei dipendenti e rafforza il nostro brand, la collezione Elica-FEC è ormai un progetto globale e permanente.

Un’ altra importante iniziativa è E-Straordinario for Kids, che ogni settembre accoglie i bambini in azienda per un’esperienza creativa con un artista. Gli artisti sono inoltre invitati durante i Family Day, offrendo ai bambini un’opportunità unica di contatto con l’arte contemporanea. 

Rinnoviamo anche il nostro impegno con il management, che ogni anno partecipa a visite culturali presso istituzioni e manifestazioni artistiche di rilevanza internazionale.

Nonostante una recente riorganizzazione aziendale, che ha richiesto una revisione dell’assetto industriale, il sindacato ha sostenuto le nostre iniziative culturali, riconoscendo la formazione artistica come un valore fondamentale. Anche nei momenti di difficoltà, continuiamo a investire in formazione, consapevoli che solo con lo sviluppo delle persone si possono sviluppare nuovi prodotti e mercati garantendo la sostenibilità e il futuro occupazionale. L’arte resta dunque un elemento imprescindibile della nostra cultura e un pilastro fondamentale per il futuro di Elica.

IN DIALOGO CON LA FONDAZIONE ERMANNO CASOLI

Intervista a Marcello Smarrelli – Direttore Artistico Fondazione Ermanno Casoli

Introduzione

La vocazione alla sperimentazione, la continua evoluzione dello stile, l’orientamento al design, sono tratti distintivi della visione di Elica dalle sue origini e derivano sicuramente dallo spirito pionieristico ed eclettico del suo fondatore Ermanno Casoli, imprenditore visionario, amante dell’arte e pittore egli stesso, a cui è dedicata l’omonima fondazione.

Nata con l’obiettivo di favorire la relazione tra arte e impresa, la Fondazione Ermanno Casoli (FEC), di cui sono direttore artistico dalla sua istituzione nel 2007, promuove l’ingresso degli artisti nelle aziende con attività in cui l’arte contemporanea diventa strumento di formazione, innescando processi innovativi che stimolano la creatività e migliorano gli ambienti di lavoro.

Il lavoro con l’arte che la FEC incoraggia in azienda è un processo articolato che sottintende un dialogo tra l’impresa e l’artista, capace di portare in azienda un modo di vedere, sentire e operare diverso, forse destabilizzante, ma di cui tutti i dipendenti riescono a ricostruire il senso. Il concetto di sperimentazione di questi interventi si accompagna a quello di replicabilità che indica il desiderio della FEC di collaborare continuativamente con artisti e imprese per capire quello che accade dal loro incontro creando un “prototipo” che, con tutti gli aggiustamenti necessari al variare dei contesti, diventi replicabile in altre realtà aziendali.

La sperimentazione è un valore che la FEC condivide con Elica e si riflette nella volontà di cercare sempre lo straordinario nell’ordinario. Da qui nasce E-STRAORDINARIO, il progetto iconico e pluripremiato della FEC che porta l’arte contemporanea nel mondo dell’impresa, mettendo l’artista al centro del processo formativo. Attraverso un ciclo di workshop – nati inizialmente per i dipendenti di Elica e successivamente esportati in altri contesti aziendali, artisti di fama internazionale realizzano un’opera d’arte site-specific per gli spazi dell’azienda, con la partecipazione attiva delle persone che vi lavorano.

Su questa processualità, che dopo anni di affinamento si configura come un vero e proprio metodo, si sviluppa ed evolve il Premio Ermanno Casoli, un art commission affidata dalla FEC, di edizione in edizione, ad artisti che considerano un valore apire e condividere il processo creativo, dotati di una particolare sensibilità nell’interpretare i contesti in cui operano, mostrando uno spiccato interesse per i temi sociali e politici.

Seguendo queste precise direttive, negli anni sono stati premiati: Cezary Poniatowski (2025), Agostino Iacurci (2024), Claire Fontaine (2023), Eugenio Tibaldi (2022), Jorge Satorre (2021), Matteo Fato (2020), Patrick Tuttofuoco (2019), Elena Mazzi, (2018), Andrea Mastrovito (2016), Yang Zhenzhong (2015), Danilo Correale (2013-2014), Anna Franceschini (2012), Francesco Barocco (2011), Francesco Arena (2009).

Con il progetto E-STRAORDINARIO la FEC ha vinto il premio CULTURA + IMPRESA 2014, promosso da Federculture e The Round Table in collaborazione con Fondazione Italiana Accenture e Ales / Ministero della Cultura. Nel 2023 ha ricevuto la Menzione Speciale CULTURA D’IMPRESA del Premio CULTURA + IMPRESA 2022-2023 per l’opera “MARSHY”, realizzata da Eugenio Tibaldi per la XX edizione del Premio Ermanno Casoli presso EMC FIME a Castelfidardo (AN), azienda del gruppo Elica.

Nella convinzione che l’arte contemporanea possa svolgere un ruolo importante anche nella formazione delle nuove generazioni, la FEC ha ideato E-STRAORDINARIO for kids, iniziativa dedicata ai figli dei dipendenti di Elica per permettere anche ai più giovani di entrare in contatto con gli artisti e partecipare attivamente alla produzione di un’opera.

Le varie edizioni di questo progetto hanno visto la partecipazione di: Anna Galtarossa (2024), Claire Fontaine (2023), Marta Roberti (2022), Bianco-Valente (2019), Patrick Tuttofuoco (2018), Perino & Vele (2017), Vedovamazzei (2016), Chiara Camoni (2016), Elisabetta Benassi (2015), Marcello Maloberti (2014), Mario Airò (2013).

Significative anche le collaborazioni con artisti e designer realizzate da Elica e FEC per il Fuorisalone in occasione del Salone Internazionale del Mobile di Milano, tra cui ricordiamo i progetti di: Gaetano Pesce (2009), Fabio Barile e Francesco Neri (2014), Michelangelo Pistoletto (2015), Labics (2018), we+ (2024).

Tutte le opere realizzate nel corso delle attività promosse negli anni dalla FEC costituiscono una particolare quanto specifica collezione diffusa, visitabile negli spazi di Elica e nelle aziende del gruppo, inserita nel volume “Global Corporate Collection” (2015) dedicato alle 100 più belle collezioni d’arte aziendale nel mondo e nella mappatura delle collezioni di opere d’arte moderna e contemporanea delle aziende italiane promossa da Confindustria, confluita nel volume “Il segno dell’arte nelle imprese – Le collezioni corporate italiane per l’arte moderna e contemporanea” (2024), edito da Marsilio Arte e curato da Ilaria Bonacossa.

Le attività della FEC sono state oggetto di studi, articoli scientifici e tesi di laurea, nonché indagate in una pubblicazione dal titolo “Innovare l’impresa con l’arte. Il metodo della Fondazione Ermanno Casoli” di Deborah Carè, Chiara Paolino e Marcello Smarrelli, edita da Egea nel 2018 e in una versione ampliata e rivista pubblicata in lingua inglese nel 2021, sempre da Egea.

Perché l’arte contemporanea?

Sono uno storico dell’arte e un curatore, dal 2007 sono il direttore artistico della Fondazione Ermanno Casoli, nata per onorare la memoria del fondatore di Elica, la cui sede principale si trova a Fabriano, nota per essere uno dei principali distretti europei del “bianco”, legato alla produzione di elettrodomestici, ma anche città della carta: un’arte e un sapere tramandati fin dal Medioevo, che hanno reso Fabriano celebre nel mondo per l’invenzione della filigrana. Per questo nel 2013 è stata inserita nell’elenco delle Città Creative UNESCO nella sezione Artigianato, Arti e Tradizioni Popolari, riconoscimento che sancisce il valore di un’identità profondamente radicata nella storia, ma da sempre proiettata verso il futuro.

Fabriano è una città dalla doppia anima, artigianale e industriale, un luogo in cui tradizione e innovazione si intrecciano da secoli. Parliamo di una grande storia imprenditoriale, fatta di luci ed ombre legate ai cicli produttivi ed economici. Forse per questa complessità, l’arte contemporanea può essere uno strumento utile per affrontare la realtà, in quanto gli artisti hanno uno sguardo diverso e trasversale sul mondo che ci circonda, un punto di vista originale e alternativo con cui analizzare i contesti sociali, restituendone sempre un’interpretazione originale.

È in questa visione che si inserisce il lavoro della Fondazione Ermanno Casoli: portare l’arte negli spazi dell’impresa, creando occasioni di incontro tra creatività e produzione, tra ricerca estetica e innovazione, tra cultura e impresa.

Il mio arrivo alla Fondazione Ermanno Casoli

Sono arrivato in Elica nel 2005 presentato da Enzo Cucchi, artista marchigiano protagonista della Transavanguardia, che era stato invitato a far parte del comitato scientifico della nascente Fondazione dedicata ad Ermanno Casoli, voluta dalla moglie Gianna Pieralisi e dai figli Francesco e Cristina. All’epoca, la missione della Fondazione era ancora in fase di definizione, ma il Premio Ermanno Casoli esisteva già: ogni anno dieci artisti venivano invitati a realizzare una mostra dalla quale venivano poi acquistate le tre opere risultate migliori a giudizio della giuria, destinate a Serra San Quirico, uno splendido borgo non lontano da Fabriano, sede di uno dei primi stabilimenti di Elica, dove nel 2019 è stato aperto un museo per colmare la completa assenza di istituzioni dedicate all’arte contemporanea nel territorio.

Mi venne chiesto di ideare un’attività con l’arte contemporanea e fui subito affascinato dall’idea di far interagire gli artisti con il contesto aziendale. Un incontro decisivo in questo processo fu quello con Deborah Caré, all’epoca una delle rare donne manager in azienda, oggi direttore del personale. Pur venendo da una formazione scientifica, in lei trovai una persona straordinariamente sensibile al linguaggio dell’arte contemporanea. Insieme, abbiamo iniziato a immaginare un nuovo modello di interazione tra arte e impresa: gruppi di dipendenti avrebbero avuto l’opportunità di interagire direttamente con gli artisti, sperimentando la produzione artistica nel contesto aziendale, con una modalità innovativa e coinvolgente.

L’arte come strumento di formazione aziendale

Arrivato in azienda, data la mia formazione da storico dell’arte, non potevo non riflettere sul concetto di “accademia”, il tradizionale modello di formazione degli artisti, in cui ogni maestro trasmette il suo sapere all’allievo, dove l’arte forma l’arte da secoli.

In quegli anni, la formazione aziendale era molto in voga. Accanto a quella più tecnica e specialistica, si diffondevano sempre di più approcci di tipo “esperienziale”: si organizzavano attività di team building in barca a vela, trekking, sessioni di mindfulness e yoga.

Se queste attività erano considerate strumenti validi per il benessere e la crescita dei dipendenti, mi sono chiesto perché non poteva esserlo l’arte. Perché non realizzare un’opera d’arte invitando gli artisti in azienda? Perché non utilizzare l’arte contemporanea come strumento di formazione aziendale? 

Nel corso della mia esperienza mi sono reso conto di un aspetto fondamentale: quando si lavora con l’arte contemporanea, quasi nessuno ha conoscenze pregresse in materia, tutti partono dallo stesso punto. Ogni partecipante è una tabula rasa, una “classe inconsapevole”, più disponibile ad affrontare le sfide, forse proprio per questa inconsapevolezza e mancanza di preconcetti. Questo permette di accedere a esperienze molto più autentiche, profonde e stimolanti. In questo modo l’arte diventa non solo una forma di espressione, ma anche un potente strumento per aprire la mente e trasformare il modo in cui viviamo il lavoro e le relazioni con i colleghi.

Sperimentazione: un valore condiviso tra arte e impresa

Abbiamo iniziato con un primo esperimento, guidati dalla convinzione che la sperimentazione fosse un valore essenziale tanto per l’arte quanto per l’azienda. In Elica, grazie alla visione del Presidente Francesco Casoli, c’era la libertà di esplorare idee nuove e non convenzionali, riconoscendo nell’innovazione e nel valore delle persone i pilastri fondamentali della cultura aziendale. 

Per molti anni Elica ha vinto il premio Best Place to Work e sono convinto che l’arte abbia contribuito a questo risultato. Con la FEC siamo entrati nel tessuto quotidiano dell’azienda, facendo dell’arte contemporanea un’esperienza collettiva e inclusiva, capace di generare valore per tutti.

Il mio primo progetto per Elica, “Dal progetto all’oggetto”, nasceva con l’obiettivo di far comprendere ai partecipanti – arrivati tramite un’open call interna – che ogni oggetto, sia esso artistico, di design o industriale, prende vita da un disegno, da un processo creativo e progettuale che segue lo stesso iter.

In questa occasione abbiamo sperimentato per la prima volta l’integrazione tra artisti e gruppi di dipendenti, invitandoli a realizzare insieme un’opera d’arte che fosse tale, non un’esercitazione, non solo l’output di un workshop, ma un’opera che gli artisti stessi avrebbero riconosciuto come propria, solo realizzata a più mani. Queste opere d’arte sarebbero rimaste in azienda, abitando gli spazi di lavoro e diventando parte del quotidiano di chi vive quei luoghi. L’idea era che, ogni mattina entrando in fabbrica o in ufficio, i dipendenti potessero rivedere quell’opera e ricordare di aver contribuito a crearla, arrivando alla consapevolezza che il loro lavoro, spesso alienante e ripetitivo, non era molto distante da quello di un artista che quotidianamente lavora nel suo atelier per ore, arrovellandosi su un progetto.

Ci affascinava anche il pensiero che gli stessi dipendenti, visitando mostre di artisti con cui avevano collaborato, potessero provare un moto di orgoglio nel realizzare che quegli autori – presenti in musei e fondazioni prestigiose – avevano lavorato con loro, co-firmando un’opera e che, in un certo senso, erano anche loro “artisti” avendo partecipato attivamente al processo creativo della nascita di un’opera d’arte.

La nascita del metodo FEC, un modello esportabile

Dalla nostra visione è nato un modello innovativo: opere d’arte realizzate in azienda con un artista che accettava di condividere il processo creativo con i dipendenti, trasformando il lavoro in un’esperienza collettiva. 

Dopo i primi esperimenti, il nostro approccio ha iniziato a suscitare interesse anche al di fuori di Elica. Siamo stati chiamati a sviluppare progetti per altre aziende, collaborando con società di formazione che proponevano le nostre attività come percorsi innovativi di team building, uso e sviluppo degli strumenti di comunicazione, eccellenze operative, ecc.

Abbiamo quindi strutturato un metodo di lavoro ben definito, basato su un team composto da un curatore, un artista e un formatore aziendale. Il formatore identificava i bisogni formativi dell’azienda, mentre l’artista e il curatore progettavano un intervento artistico in grado di rispondere a queste esigenze. Con questo approccio teorico, indirizzato dalle pratiche dell’arte partecipata e relazionale, l’opera d’arte realizzata diventa l’esito del dialogo con il gruppo di dipendenti coinvolti direttamente nel processo creativo.

Il nostro programma formativo E-STRAORDINARIO – vincitore del premio CULTURA + IMPRESA 2014, promosso da Federculture – porta già nel nome il suo significato più profondo: un’esperienza che va oltre l’ordinario, senza però sottrarsi alla quotidianità aziendale. Le attività si svolgono durante l’orario di lavoro, con i dipendenti regolarmente retribuiti, riconoscendo che il tempo dedicato all’arte non è una pausa dalla produttività, ma un vero e proprio investimento sul capitale umano, sulla creatività e sullo sviluppo personale.

Questa evoluzione ci ha portato a trasformare il Premio Ermanno Casoli da semplice premio-acquisto in un art commission. Ogni anno, un artista viene selezionato per lavorare con i dipendenti su un progetto che si sviluppa nel tempo, integrandosi con la vita aziendale. 

Il tempo è una componente essenziale del nostro metodo, serve a non dare alle attività con l’arte la connotazione di qualcosa di passeggero, ma profondamente radicato nella vita dell’azienda. L’arte non serve a decorare gli spazi, ma è un modello etico, un’esperienza immersiva e partecipativa, capace di generare valore e innovazione.

L’importanza di questo metodo è stata riconosciuto anche a livello istituzionale: Confindustria Ancona ha inserito le attività artistiche tra i benefit aziendali, al pari dell’asilo nido o dell’assistenza sanitaria. Questo riconoscimento è stato per noi motivo di grande orgoglio, la prova concreta che l’arte è un elemento di benessere e crescita per le persone e le imprese.

Così è nato il metodo FEC: un modello in cui arte e impresa si incontrano per generare riflessioni, innovazione, coinvolgimento e benessere, dimostrando che un’attività creativa costante può diventare un motore di crescita per il mondo del lavoro.

La fabbrica come luogo in cui fare esperienza della cultura

Ripensare la fabbrica come un presidio culturale è un’idea rivoluzionaria, già sostenuta da Adriano Olivetti, il cui pensiero continua a ispirare molte iniziative in questo ambito.

Le persone che lavorano in fabbrica trascorrono gran parte della loro vita in un contesto che, in molte aree, rappresenta l’unico luogo di aggregazione e di incontro. I lavoratori spesso si muovono tra lo stabilimento e una zona urbana dormitorio, priva di qualsiasi stimolo culturale, in territori progressivamente svuotati di opportunità di crescita intellettuale. In questi scenari, la fabbrica può diventare il principale – se non l’unico – luogo in cui fare esperienza collettiva e personale di un’attività culturale.

Noi crediamo nel valore trasformativo della cultura, per questo è essenziale offrirla anche a chi vive nelle aziende. Questa convinzione è alla base del nostro impegno e trova un grande alleato in Francesco Casoli, che finanzia e promuove queste attività da oltre trent’anni.

Un modello che continua a generare valore

Le attività della Fondazione hanno contribuito a trasformare la visione aziendale, portando a risultati concreti. Elica ha ottenuto importanti riconoscimenti: due volte il Compasso d’Oro (l’Oscar del design), numerosi Best Place to Work, una miriade di riconoscimenti per le attività HR, per il prodotto, per il design, per la sicurezza, ecc. Da sempre l’azienda si distingue per la qualità del suo ambiente di lavoro e per l’eccellenza della sua produzione. 

Nel tempo, il valore di questa visione si è reso evidente anche nei cambiamenti all’interno dell’azienda. La qualità dei candidati che scelgono di lavorare in Elica è aumentata proporzionalmente alla sua fama, come confermano i responsabili delle risorse umane. L’azienda è percepita come un luogo stimolante e attrattivo, anche in un contesto come Fabriano, dove mancano i servizi che caratterizzano le grandi capitali, come una scuola internazionale per i figli dei manager.

L’arte e la cultura, integrate nella vita aziendale, non solo arricchiscono l’esperienza dei dipendenti, ma contribuiscono a rendere l’impresa più competitiva, innovativa e capace di attrarre talenti di alto profilo. Un risultato che conferma la validità della nostra intuizione, oggi più attuale che mai.

Un giardino da coltivare: l’ultima esperienza del Premio Ermanno Casoli

Ogni stabilimento coinvolto nelle attività della Fondazione Ermanno Casoli non è più solo un luogo di produzione, ma diventa uno spazio di condivisione, dove l’arte si fa simbolo di identità e appartenenza.

“Fiori diversi al naturale”, progetto realizzato nel 2024 da Agostino Iacurci – artista vincitore della XXII edizione del Premio Ermanno Casoli – ne è una testimonianza concreta. Presso lo stabilimento Airforce, azienda del gruppo Elica con sede a Cerreto d’Esi (AN), l’arte si è rivelata un potente strumento per migliorare la qualità della vita lavorativa e rafforzare il senso di comunità.

Il progetto ha coinvolto tutta la popolazione aziendale – circa 100 dipendenti con ruoli e competenze diverse – trasformando un’area di passaggio in uno spazio di incontro e condivisione. L’opera ha preso forma attraverso un processo partecipativo: ogni lavoratore ha disegnato un fiore, contribuendo alla creazione di un grande erbario collettivo, concepito dall’artista come un ritratto della comunità aziendale. Questo fregio continuo si sviluppa lungo le pareti e si integra con una grande pittura murale, realizzata dagli stessi dipendenti, che hanno dipinto i fiori di questo giardino. A completare l’installazione, elementi scultorei come fioriere e sedute, che rendono l’ambiente accogliente e vivibile.

Il giardino diventa così una potente metafora: così come una comunità si prende cura del proprio spazio, anche il luogo di lavoro può essere vissuto non solo come un ambiente produttivo, ma come un luogo da valorizzare. Ogni mattina, i dipendenti entrano in fabbrica trovando un giardino che rappresenta il loro impegno e la loro partecipazione attiva alla crescita dell’azienda.

Le testimonianze raccolte dopo il progetto confermano il suo impatto profondo. Molti lavoratori hanno raccontato di essersi sentiti parte di qualcosa di più grande, riscoprendo il valore del proprio operato: non semplici gesti ripetitivi, ma un contributo concreto a prodotti che entreranno nelle case di persone in tutto il mondo.

Nel 2025, il Premio Ermanno Casoli approderà nello stabilimento Elica in Polonia, dopo essere stato anche in quello del Messico e della Cina, ampliando la portata globale delle attività della Fondazione e confermando il valore dell’arte come strumento di connessione culturale e crescita condivisa.