MAGISTER GROUP
“LIBERIAMO UN GIORNO DAL LAVORO: LAVORARE MENO PER LAVORARE MEGLIO”
Alcune recenti ricerche segnalano il crescente favore da parte delle aziende nei confronti della cosiddetta “settimana corta”, ovvero la riduzione della settimana lavorativa a quattro giorni. I benefici intravisti in questa iniziativa potrebbero essere plurimi: da un lato, c’è la fiducia che la settimana corta favorisca la conciliazione vita-lavoro; dall’altro, che la disponibilità di un nuovo tempo “liberato” possa permettere alle persone di dedicarsi di più al proprio benessere, alla salute, alle attività di cura, agli affetti e alle passioni. Non ultimo, che possa sostenere la motivazione dei lavoratori. Alcune imprese hanno avviato al riguardo interessanti sperimentazioni. Evidentemente, non si tratta di una questione meramente “tecnica”. C’è in gioco, più ampiamente, la possibilità di ripensare il lavoro, la sua l’organizzazione, ma anche il suo senso, nel quadro delle mutate esigenze della vita contemporanea in società avanzate.
PROFILO DELL’AZIENDA
MAGISTER GROUP
IN DIALOGO CON
FOCUS DELL’INTERVISTA INNOVAZIONE DI POLICY
Conciliazione vita privata e lavorativa
IN DIALOGO CON L’IMPRESA – MAGISTER GROUP
L’intrapresa è di famiglia
Simona Lombardi
Tutto ebbe inizio negli anni ’80, quando Antonio Lombardi, mio padre, intuì che dalla Francia stava arrivando una nuova idea: un prodotto in sostituzione, o integrazione, della mensa. Così nell’87, fondò REPAS, società di buoni pasto. Dieci anni dopo, intercettò nuove opportunità nel varo del “pacchetto Treu” e, così, arrivò ALI, una tra le prime undici agenzie in Italia a chiedere l’autorizzazione al Ministero del Lavoro alla somministrazione di lavoro, avviando quella triangolazione, tra domanda e offerta, prima non consentita.
La somministrazione ci ha permesso di instaurare un dialogo diretto con le aziende, ascoltandole e comprendendone a fondo le esigenze. Da questa capacità di intuire i loro bisogni sono nate e si sono sviluppate le altre società del gruppo, tutte specializzate nella consulenza HR, con l’obiettivo di offrire soluzioni mirate e di valore.
La seconda generazione in azienda ha colto il potenziale delle sinergie tra le nostre diverse società, sviluppando un approccio integrato al welfare aziendale. Abbiamo iniziato con il buono pasto e, nel tempo, ampliato l’offerta con una gamma di servizi volti a migliorare il benessere dei lavoratori. Oggi, offriamo una consulenza in ambito “people” che va dall’assesment allo skill design, comprendendo anche la parte hard, agli audit e l’analisi giuslavoristica per valutare la managerializzazione interna delle aziende.
Nati come impresa familiare, siamo cresciuti fino a contare 350 dipendenti, molti dei quali lavorano con noi da 15-20 anni. Il nostro è un personale altamente fidelizzato e il turn-over è estremamente basso.
Le policy che suggeriamo alle aziende prima le sperimentiamo su di noi
Simona Lombardi
Le iniziative di welfare che abbiamo introdotto nel corso degli anni sono state numerose. Anzitutto, abbiamo inserito nel pacchetto un’assicurazione sanitaria integrativa privata, estesa non solo ai nostri collaboratori ma anche ai loro familiari. Sedici anni fa, inoltre, abbiamo istituito “il bonus bebè”, erogando 1.000 euro sia alle mamme sia ai papà per ogni nuova nascita in azienda.
Questa è la nostra logica: pensare che il benessere in azienda venga ricambiato dal lavoratore in termini di serenità economica. L’azienda diventa uno spazio in cui si lavora bene, unito da un forte legame umano, e dove il successo del business è fondamentale per sostenere e ampliare queste iniziative.
L’idea di settimana corta: liberiamo una giornata dal lavoro
Simona Lombardi
L’idea è nata durante la pandemia. È in quel periodo che abbiamo capito che il mercato stava cambiando e dovevamo agire di conseguenza. Lo smart working, seppure utilizzato obtorto collo in quel periodo, aveva fatto breccia nei lavoratori, rendendo difficile un ritorno totale alle vecchie abitudini. Al tempo stesso, la nostra realtà non era stata pensata per il lavoro a distanza: siamo una società commerciale che fa squadra “nello spogliatoio” e ha bisogno di leggere da vicino le esigenze del cliente e del territorio. È da questa riflessione che è nata la nostra proposta: liberare una giornata dal lavoro, per conciliare le nuove esigenze di flessibilità con la nostra identità di impresa radicata sul campo.
Ero certissima che quella giornata ci sarebbe tornata indietro
Simona Lombardi
Abbiamo osservato attentamente il mercato estero e ci siamo confrontati con il professor Maurizio Del Conte e con la professoressa Rossella Cappetta per verificare la fattibilità della nostra idea. “Liberi per una giornata!”, ci siamo detti. Ma come utilizzare questo tempo?
Una giornata, in cui ciascuno potrà prendersi il proprio spazio: dedicarsi allo sport, coltivare un hobby, gestire gli impegni familiari – come accompagnare i figli a scuola – o semplicemente concedersi momenti di relax per ricaricarsi e affrontare la routine quotidiana con rinnovata energia.
Ero convinta che questa giornata di libertà ci sarebbe ritornata in termini di maggiore serenità, di un clima aziendale più positivo e di una motivazione più forte tra i nostri collaboratori. Così, abbiamo deciso di provarci.
Efficientizzare per liberare tempo
Simona Lombardi
Ci siamo preparati. Per liberare tempo di qualità, evitando di cadere in una controproducente compressione di orario, abbiamo avviato processi di digitalizzazione delle attività quotidiane (FEA e paperless).
A ottobre 2022, siamo partiti con il nostro progetto. Ricordo bene quel giorno: eravamo in riunione quando un grande gruppo bancario annunciò un’iniziativa simile, che, però, non rappresentava – allora come oggi – una vera “settimana corta”. Noi, invece, l’abbiamo pensata e realizzata in modo integrale, senza compromessi.
Nel nostro caso, la settimana corta non è una redistribuzione di ore nei quattro giorni, ma un intero giorno a disposizione in più per sé stessi: la settimana lavorativa scende a 32 ore settimanali invece che le canoniche 40, a parità di stipendio.
La proposta è stata accolta con un’ovazione.
La nostra scelta, del resto, è stata chiara: no allo smart working, sì alla settimana corta.
La produttività è aumentata
Simona Lombardi
Tornare indietro da quella giornata libera sarà difficile. In ogni caso, i dati dimostrano un incremento nella produttività, registrando un aumento dell’8% dell’utile netto.
Oggi, lo considero il nostro carburante, in un mercato del lavoro che è ormai profondamente cambiato.
Il significato della settimana corta
Simona Lombardi
Perché questa scelta? Ritorno al concetto di imprenditività. L’introduzione della settimana corta, per noi, ha un significato preciso: non si tratta di lavorare meno, ma di lavorare meglio. Non è semplicemente la sottrazione di un giorno, bensì una riorganizzazione più efficace dei 4 giorni lavorativi, per ottimizzare i processi al fine di liberare tempo per produrre strategie e valore.
Gli esiti del monitoraggio della policy
Simona Lombardi
Abbiamo affidato all’Università Bocconi un monitoraggio interno rigoroso, in grado di fornirci dati precisi su specifici indicatori, così da poter intervenire laddove fosse necessario migliorare. Ma, soprattutto, per disporre di dati da portare sul mercato.
Le tre macroaree di analisi individuate sono la produttività, la sostenibilità economica e la qualità del lavoro, quest’ultima considerata l’asset principale su cui intervenire. Al momento, i risultati evidenziano appena lo 0,1% di criticità, ma un secondo monitoraggio è già in programma e si concluderà nella primavera 2026.
L’unica variabile su cui siamo stati invitati a porre attenzione riguarda la relazione tra i colleghi; ci siamo attivati tempestivamente e abbiamo subito trovato una soluzione: nell’80% delle nostre filiali è stato introdotto un giorno settimanale in cui tutti i collaboratori si ritrovano in sede, favorendo così la coesione e il confronto.
Le condizioni del successo: fiducia e responsabilità di azione
Simona Lombardi
Un altro fattore determinante è stato la responsabilizzazione delle persone sulle singole filiali. Parlo di “imprenditività” perché i nostri collaboratori considerano le filiali territoriali come vere e proprie imprese: alcune raggiungono anche 8 milioni di fatturato, proprio come piccole aziende italiane. Non abbiamo mai imposto regole rigide su orari di entrata e uscita, offrendo loro la massima flessibilità. Una volta stabilito il budget a inizio anno, i collaboratori sono liberi di organizzarsi.
Con queste premesse, è facile capire perché la settimana corta si adatti perfettamente al nostro gruppo: se tutti guardano al risultato, significa che siamo già abituati a lavorare in un’ottica di fiducia e autonomia.
La settimana corta piace ai giovani
Simona Lombardi
L’età media dei nostri dipendenti si aggira attorno ai 30-35 anni, un’età in cui la flessibilità rappresenta un valore imprescindibile. Inoltre, la nostra azienda è fortemente orientata al femminile: circa il 70% del personale sono donne, particolarmente attente al tema della conciliazione vita-lavoro.
La settimana corta è parte integrante di una strategia più ampia e di un contesto valoriale che ci contraddistingue: la nostra vicinanza alle persone, la capacità di comprenderne i bisogni, l’attenzione verso le famiglie e l’adeguamento della RAL al mercato. Oggi non basta offrire uno strumento attrattivo, serve anche uno strumento di retention efficace.
La sostenibilità economica
Simona Lombardi
Nel nostro ambiente lavorativo, l’eccellenza non si misura solo in termini di benessere, ma soprattutto di risultati concreti. Ogni iniziativa deve generare un ritorno economico tangibile, altrimenti non potremmo portare avanti i nostri progetti. In ALI, chi entra sa fin da subito che i risultati devono incidere in maniera significativa: il nostro EBITDA è fuori mercato.
Il successo, in gran parte, deriva dal fatto che i nostri collaboratori considerano le filiali come vere e proprie imprese, assumendone la responsabilità con spirito imprenditoriale. Questa mentalità, frutto di osmosi, cultura aziendale e del DNA imprenditoriale trasmesso da nostro padre, innesca un meccanismo virtuoso che porta risultati straordinari.
Le reazioni alla settimana corta
Simona Lombardi
Essendo una misura di miglioramento, non abbiamo ritenuto necessario coinvolgere i sindacati. Sarebbe stato auspicabile un loro apprezzamento, ma in realtà non abbiamo ricevuto alcuna manifestazione in tal senso.
ALI Lavoro è la prima società in Italia ad adottare la vera settimana corta. Al momento esperimenti simili sono stati fatti in UK, Belgio e Giappone con buoni risultati. La scelta così pioneristica ha suscitato l’interesse dei media italiani che, dal momento del lancio, hanno dato risalto alla notizia.
La settimana corta è una leva per l’attraction?
Simona Lombardi
La notizia della Settimana corta è stata accolta molto positivamente all’esterno, tanto da generare in pochi giorni una crescita importante delle candidature, a riprova della capacità di ALI Lavoro di anticipare e intercettare tendenze in atto nel nostro paese.
La settimana corta, da sola, non basta a renderci attrattivi e a trattenere i talenti: sono necessarie ulteriori iniziative. Tuttavia, per noi è stato un “all-in”. Abbiamo intrapreso questa strada con determinazione, consapevoli che, conoscendo il nostro campo e le nostre persone, il risultato ci sarebbe stato.
Detto questo, so che non basta una singola misura. Il benessere dei nostri collaboratori deve essere il punto di partenza e di arrivo di ogni giornata lavorativa. Credo fermamente che questo sia ciò che fa la differenza sul mercato.
La settimana corta non è per tutti
Simona Lombardi
La settimana corta rappresenta uno strumento, ma non si adatta a ogni realtà. Nel settore terziario la proposta potrebbe trovare terreno fertile; tuttavia, dubito che si arrivi a una legge nazionale che ne imponga l’adozione. È fondamentale contestualizzare e comprendere le possibilità concrete, e su questo fronte risulta indispensabile un processo di contrattazione aziendale per verificare l’efficacia dell’innovazione. Sarebbe ideale se ogni azienda disponesse degli strumenti adeguati per coniugare, sulla base di dati concreti, benessere e produttività. Per quanto ci riguarda, se riusciremo a mantenere questo equilibrio nel corso dei prossimi due anni, potremo considerare la sperimentazione un successo.
Impresa e valore condiviso
Simona Lombardi
Il valore condiviso possiede una dimensione sociale: se rimane appannaggio esclusivo dell’imprenditore, non si diffonde e questo può causare solitudine tra i lavoratori. Per questo motivo, studiamo attentamente le iniziative, le discutiamo internamente e, solo successivamente, le proponiamo all’esterno.
Questo approccio ha, anche in maniera del tutto naturale, favorito la creazione di una cultura del valore d’impresa condiviso. Se il valore viene detenuto esclusivamente dagli azionisti, manca quel coinvolgimento emotivo indispensabile per un ambiente di lavoro coeso. La nostra capacità – forse anche inconsapevole, perché parte di quel filo affettivo – ci ha sempre spinto a fare in modo che il valore sociale dell’impresa sia abbracciato da tutti i collaboratori e non solo dalla parte manageriale.
La Fondazione Antonio Lombardi per tradurre una certa idea di impresa
Simona Lombardi
Nel 2018, dopo la scomparsa di mio padre, nasce La Fondazione Antonio Lombardi con l’intento di perseguire il suo spirito filantropico e per incoraggiare e valorizzare la crescita dei giovani. Il progetto principale è stata la creazione di un’Accademia di alta formazione, a Cetona, in provincia di Siena, che offre 14 borse interamente finanziate da noi che coprono sia i costi del percorso formativo sia dell’alloggio.
Cetona è un borgo ricco di storia e cultura, un contesto ideale per un progetto che unisce tradizione e innovazione. L’Accademia propone un intenso programma formativo: per un anno intero, i ragazzi partecipano a laboratori pratici, dedicandosi per otto ore al giorno all’apprendimento dell’intera filiera del tessile. Abbiamo dedicato questo progetto alla moda, perché, grazie alla nostra conoscenza pluriennale del mercato del lavoro, abbiamo intuito da tempo che quei mestieri – autentiche eccellenze italiane – si stavano perdendo. Negli anni ’70, il prêt-à-porter italiano ha visto l’ascesa di manager e artigiani straordinari, ma, oggi, molti di loro stanno andando in pensione senza un adeguato passaggio generazionale. Questo ha creato una duplice urgenza: da un lato, la necessità di trasmettete ai giovani un know-how prezioso prima che vada perduto; dall’altro – coinvolgendo il nostro patrimonio – preservare e valorizzare il modo di fare all’italiana, un patrimonio di inestimabile valore che merita di essere custodito e tramandato.
Un dialogo circolare tra impresa, fondazione, giovani, lavoro, territorio
Simona Lombardi
Come azienda, abbiamo investito oltre 1 milione di euro in questo progetto.
L’Accademia integra nel suo percorso formativo, oltre alle competenze tecniche sul prodotto, che spaziano dalla confezione allo sviluppo, una solida componente manageriale, per la quale dobbiamo ringraziare il contributo della Prof.ssa Cappetta dell’Università Bocconi.
Il nostro obiettivo è offrire ai giovani ciò che le scuole italiane, oggi, spesso non riescono più a garantire: un percorso completo, che li prepari ad affrontare il mondo del lavoro con competenze pratiche e strategiche, in un settore che rappresenta un’eccellenza del nostro Paese.
Una certa idea di formazione
Simona Lombardi
Ci siamo ispirati al pensiero di Sennett che sostiene che l’artigianalità è un sapere prezioso, che dietro a questo mestiere c’è una filiera prestigiosa, capace di leggere il futuro, di innovare e di rendere sostenibile il proprio patrimonio di conoscenze. Prima di arrivare a una collezione, è importante conoscerne tutto il processo.
Non formiamo solo stilisti, ma, ci dedichiamo soprattutto a un segmento della filiera che nessuno copre più: quello delle competenze tecniche, fondamentali per dare vita alle creazioni dei designer.
Il percorso formativo dell’Accademia è strutturato in due fasi: un anno di lavoro intensivo in laboratorio, seguito da sei mesi di stage presso grandi aziende del settore – Prada, Max Mara, Ermanno Scervino, Giambattista Valli, Stone Island – che accolgono con entusiasmo i nostri ragazzi perché arrivano preparati e pronti a lavorare sul campo.
È una strada impegnativa, ma i risultati ci danno ragione: tutti i giovani che escono dall’Accademia trovano un impiego.
L’attenzione va ai giovani che hanno poche opportunità
Simona Lombardi
Il nostro Gruppo ha sempre rivolto l’attenzione ai giovani con meno opportunità. Mio padre ci ripeteva spesso di non dimenticarci di loro. Per questo, le borse di studio sono destinate a talenti che non possono permettersi le rette di altre scuole del settore, ma che hanno una grande determinazione e il desiderio autentico di imparare questo mestiere. Vogliamo dare a questi ragazzi la possibilità di costruirsi un futuro, investendo sulle loro capacità e sulla loro voglia di emergere.