LOCCIONI
L’IMPRESA PER TUTTE LE ETÀ®
L’allungamento della vita lavorativa rende la convivenza in azienda sempre più ampia e variegata dal punto di vista generazionale. Oggi un’impresa potrebbe accogliere la compresenza di più generazioni (4, perfino 5) ciascuna portatrice di esperienze, sensibilità, valori, ma anche modi di pensare, osservare, apprendere, comunicare e lavorare differenti. Come può un’impresa facilitare questo incontro, non solo riducendo potenziali conflitti, ma esaltando le diversità e generando un “di più di valore” proprio dallo scambio tra generazioni?
PROFILO DELL’AZIENDA
Loccioni
IN DIALOGO CON
Promozione del dialogo intergenerazionale.
Valorizzazione del capitale umano
IN DIALOGO CON L’IMPRESA – LOCCIONI
I nuovi bisogni sono occasioni di innovazione
Maria Paola Palermi
Le nostre idee prendono sempre forma per necessità e, insieme, per tradizione. Cioè coniugando la nostra storia e la nostra esperienza con i nuovi bisogni che intercettiamo e che diventano occasioni di innovazione.
Nel caso specifico, il progetto a cui facciamo riferimento è L’impresa per tutte le età̀®. Questa idea nasce dal fatto che per primo il nostro fondatore, Enrico Loccioni, ha avuto e continua ad avere bisogno di conoscenza per rispondere alle sfide che arrivano anzitutto dai mercati.
Conoscenza, ma anche “incoscienza”
Maria Paola Palermi
L’impresa nasce su iniziativa di Enrico Loccioni, una formazione da elettrotecnico dalle antenne sottili e raffinate per cogliere le nuove esigenze. Alla fine degli anni Settanta, all’impresa si pone una grande sfida: quella del controllo qualità. Il che significava “misura” e “conoscenza ingegneristica”. A quel tempo non c’era la possibilità economica di ingaggiare il mega specialista che potesse aiutare il nostro team di tecnici. Allora Enrico si domanda: “Chi è il fornitore di conoscenza?” È la scuola superiore. È l’università. Questo pensiero diventa una linea guida nelle scelte di Loccioni: far entrare nel team persone forse ancora senza esperienza, ma con conoscenza. Direi anche persone con l’”incoscienza” del nuovo! Dove c’è la grinta e il coraggio di raccogliere nuove sfide e la voglia di mettersi in gioco. E funzionava!
… da combinare con l’esperienza
Maria Paola Palermi
Noi sviluppiamo sistemi su misura per il cliente. Questo comporta la necessità di mettersi in gioco continuamente – un’attitudine questa tipica dei giovani. Tuttavia, diventando le sfide sempre più complesse, c’è bisogno anche dell’esperienza.
Come combinare questi due elementi?
Quando Enrico Loccioni, allora giovane imprenditore, inizia i primi rapporti con l’estero, non conosceva le lingue. Così coinvolge un vicino di casa ingegnere aeronautico in pensione che conosceva ben 4 lingue avendo trascorso la vita tra Stati Uniti, Francia e Spagna, oltre che a un po’ di diplomazia e un po’ di mondo. Lui è diventato il nostro primo “Silver”, come in seguito avremmo chiamato in Loccioni questi profili.
Oggi la “Silverzone” è l’area che vede attive persone in pensione, ma dal bagaglio culturale e di alta esperienza tecnica. Da quell’intuizione è emerso una specie di modello.
Un rapporto ricco e articolato con le scuole che parte dalla materna
Maria Paola Palermi
Con le scuole materne e con le primarie del territorio sviluppiamo laboratori di robotica, di information technology, di agricoltura digitale e di design. In impresa abbiamo una persona laureata in psicologia dedicata a questi progetti. Ai bambini mettiamo a disposizione strumenti, aule, persone.
La seconda media è il momento in cui i ragazzi si trovano di fronte alla loro prima scelta professionale, perché in terza media ci si iscrive alle scuole superiori. Noi, a quel punto, invitiamo gli studenti a venire in impresa per vedere da vicino i mestieri che si possono intraprendere: c’è l’umanista, il meccatronico, l’informatico, il meccanico, l’economista… Cioè la parte ingegneristica, quella economica e quella umanistica, per tornare alla triade olivettiana a noi molto cara. Abbiamo anche avviato una sperimentazione con un istituto tecnico e uno scientifico locale. Abbiamo innovato la cosiddetta “alternanza” in un progetto che chiamiamo “convergenza scuola-lavoro”, nel quadro di un nuovo rapporto con la scuola che è a tutti gli effetti pubblico-privato. Questo, anche grazie a professori e a tutor che si sono appassionati all’idea.
Dall’idea di alternanza a quella di “convergenza” scuola-lavoro
Maria Paola Palermi
In sintesi: superiamo l’idea delle 2 settimane, le 40 ore in azienda che produce solo un effetto camping! Mi parcheggio per 15 giorni e poi torno a scuola. Tutto finito. Noi, diversamente, apriamo le porte dell’impresa mentre c’è scuola, tre pomeriggi a settimana da settembre fino a giugno, per chi vuole, per chi dice: “Io questa esperienza la voglio fare!
Questo significa che i ragazzi dell’istituto tecnico o del liceo scientifico possono entrare nel mondo del lavoro ancora prima di averne la necessità per sperimentare! Noi mettiamo a loro disposizione laboratori, strumentazione, 50 delle nostre persone su tutti questi fronti. In più gli facciamo lezione di inglese applicato alle cose che interessano loro; offriamo la presenza di formatori per imparare a farsi le domande, scoprire il proprio sé e i propri sogni. Tutto questo ha l’obiettivo di sostenere l’orientamento. Alla fine del percorso, i ragazzi realizzano una vera e propria commessa – una cosa che non serve a noi, ma a loro – per capire cosa significa realmente lavorare per progetti, con un cliente che deve essere soddisfatto. Ed abbiamo clienti che si prestano a fare… i clienti! A settembre c’è stato il lancio dell’ultimo progetto realizzato.
Un ragazzo ha detto: “Quando ho visto muoversi il robot che abbiamo costruito, ho capito che la passione mia è l’automazione! Ed è stato una emozione grandissima perché noi avevamo realizzato qualcosa che si muoveva da sola e noi l’avevamo progettata così!”
Ecco queste per noi sono piccole-grandi soddisfazioni. Apprendimenti importanti che tu lasci ai giovani. Quest’anno abbiamo avuto 60 studenti in impresa. Una metà di loro verranno a lavorare qui. È questo il lavoro che noi facciamo con i giovani nel tempo in cui sono con noi: offriamo loro l’opportunità di vivere il senso alto del lavoro; l’orientamento alle proprie passioni che diventa un percorso di studi; con uno strumento come Polaris1 https://www.loccioni.com/it/waves/polaris/ che sollecita la creatività e permette ai giovani di incominciare a chiedersi: “Cosa preferisco? Il mondo dell’automotive, dell’aerospazio, del medicale, o quello trasversale della comunicazione?”
Il perché dell’impegno di Loccioni
Maria Paola Palermi
Noi lo facciamo per la continuità per l’impresa. Ma anche perchè gli studenti, che scelgono consapevolmente una strada diversa, hanno avuto un’esperienza di cosa significa lavorare in un’impresa. Questo è il senso! Questo progetto è per noi un piccolo osservatorio sul territorio: per capire cosa c’è e cosa serve all’impresa per progettare il futuro.
Oggi noi abbiamo una pipeline di volti e ci immaginiamo che, coltivando questi talenti, tra qualche anno potranno entrare in Loccioni.
Quando la Bluzone incontra la Silverzone
Maria Paola Palermi
Essendo questa una popolazione giovane a cui vengono date sfide anche molto complesse, diamo loro la possibilità di attingere al bagaglio di esperienze di una rete di oltre 120 Silver, come li chiamiamo noi. Parliamo di persone in pensione che sono state in Loccioni, ma anche in altre realtà, con percorsi eccellenti, e che vengono da noi per mettersi accanto a questi ragazzi. Sono “maestri del lavoro, nonni professionali”! Parliamo di persone straordinarie, come un ex membro del board della Bosch; l’inventore del Common Rail, Mario Ricco2https://it.wikipedia.org/wiki/Mario_Ricco; o l’ingegner Surace, ex Direttore dello sviluppo motori dell’Alfa Romeo… Persone che hanno un’esperienza di vita alta e la gioia di trasferirla e di trasmetterla!
Per scagliarla in avanti, la freccia devi tirarla indietro!
Maria Paola Palermi
Oggi nessuno ha più i nonni in casa, è anche per questo che c’è difficoltà nel dialogo tra le generazioni. Se vogliamo, il progetto è una spinta verso le nuove generazioni, da un lato, ma, dall’altro, uno stimolo a relazionarsi con persone che possono avere 80 anni, o come ci diceva sempre il grande Isao Hosoe – designer giapponese vincitore di ben 4 Compassi d’Oro che ci ha definito una “play factory” – per andare avanti, la freccia la devi tirarla indietro! Ecco: queste sono persone che ci permettono di tirare indietro l’arco per mandare avanti la freccia!
Il brevetto 2882
Maria Paola Palermi
Ci sono esempi molto belli di collaborazioni. Ne ricordo una davvero esemplare. L’ingegner Surace ha sviluppato insieme ad un ragazzo, neolaureato ingegnere meccanico appena arrivato in Loccioni da Ischia, uno strumento innovativo che abbiamo brevettato. Sul brevetto c’è proprio la loro firma: Filippo Surace e Carmine Ungaro. Al tempo lui 82 anni, l’altro 28. Da qui il chiasmo 2882. Parliamo di uno strumento di misura che ci ha fatto fare un salto di qualità nel mondo auto! Ecco, questa collaborazione si traduce in successi concreti.
Un’impresa che gemma. La rete Nexus.
Maria Paola Palermi
Ogni anno abbiamo anche 2 o 3 persone di Loccioni che si mettono in proprio. Questa è la soddisfazione più grande di Enrico: quando qualcuno dei nostri fa la propria impresa! Ci dicono: “Vi create i concorrenti!” Ma non è così! Questa rete si chiama Nexus ed è un arricchimento incredibile per il territorio! Immaginate questo mondo di studenti che frequentiamo. Non tutti potranno/vorranno lavorare con noi, ma costituiscono risorse preziosissime per altre imprese nel territorio. Lo stesso vale per le esperienze silver.
Non è generatività sociale, questa?
La fonte inesauribile di ispirazione: la cultura contadina e quella benedettina
Maria Paola Palermi
Ci sono degli archetipi che sono per noi incredibile fonte di ispirazione! Sono le nostre radici culturali: cioè la cultura e la famiglia contadina, quella che vedeva tre generazioni vivere insieme, e la cultura benedettina che ti dice: “Quando arriva il pellegrino accoglilo come se fosse Gesù”. E ci viene detto che sono due i visitatori che portano particolare valore: il giovane e lo straniero… Questo concetto di riconoscere il valore portato dal giovane e dallo straniero, quello che è fuori dalle tue reti, dal tuo recinto, è un concetto bellissimo. Ma occorre lavorare per far passare questa cultura.
Contrastare la mobilità obbligata dei giovani
Maria Paola Palermi
Oggi si fa fatica a trattenere i giovani in impresa. Ma come tutte le problematiche, o le stai a guardare o fai qualcosa! I dati ci dicono che i nostri studenti fino alla triennale rimangono qui, poi vanno tutti al Nord, mentre quelli del Nord vanno all’estero! Nello stesso tempo, i ragazzi dell’Abruzzo o della Puglia arrivano fino alla Politecnica delle Marche.
Certo Milano luccica, ma poi? Lo stipendio è più alto che da noi, ma poi non ti rimane niente.
Noi cerchiamo di fare un lavoro di semina, e dunque di lungo termine. Una delle nostre iniziative è stata mettere insieme le 3 università del centro Italia: Perugia, L’Aquila e Ancona. È inutile continuare a rubarsi gli studenti, facciamo squadra!
Nasce così il progetto SITUM, una scuola di innovazione, tecnica, umanistica e manageriale, che offre la possibilità agli studenti che aderiscono sia di accedere agli insegnamenti di professori delle altre università, ma soprattutto di poter fare lezione dentro una trentina di imprese di questi territori. I ragazzi restano molto sorpresi. “Non pensavo!”, dicono.
Per affrontare il problema demografico occorre offrire lavoro di qualità
Maria Paola Palermi
Di opportunità ce ne sono anche qui in provincia! Per un ingegnere meccanico o elettronico del territorio scoprire che c’è una realtà come la nostra che lavora con tutti i più grandi brand dell’automotive – dalla Redbull all’Aston Martin, dalla Mercedes alla Toyota – è una gran bella scoperta.
E poi chi è nato qui, sa che c’è una qualità della vita molto alta. Il vero problema è quello demografico e dello spopolamento delle aree interne! E come impresa sulla demografia noi possiamo agire offrendo lavoro e lavoro di qualità. Abbiamo fatto un calcolo: dai nostri collaboratori nel tempo siamo arrivati a contare la nascita di oltre 200 figli! Ma è un problema talmente grande!
Il dialogo necessario con le istituzioni, ma a partire dalle persone
Maria Paola Palermi
Enrico Loccioni sente molto il ruolo di imprenditore come organizzatore di territorio, per questo coltiviamo il dialogo con le istituzioni locali. La strada però non è semplice. Per la nostra esperienza la via qual è? Che anche i diversi campanili incomincino a parlare tra loro. Noi ci troviamo in un’area che appartiene a Comuni diversi… È stato così per il fiume. Ora c’è il progetto del raddoppio della ferrovia e quindi coinvolge RFI, ENEL, la Provincia e la Regione. C’è questa nostra abitudine, certamente molto dispendiosa in termini di energia, di creare tavoli di lavoro allargati per fare una pianificazione armonica. Occorre superare la tendenza molto diffusa alla contrapposizione tra i diversi livelli istituzionali. La differenza la fanno sempre le persone: nel progetto di messa in sicurezza del fiume, senza persone della Regione, una della Provincia con le loro competenze e le loro passioni, noi non avremmo combinato mai nulla! Poi i soldi li abbiamo messi noi e il contratto è stato fatto dando a noi l’onere della manutenzione, però il progetto si è potuto realizzare grazie al lavoro di squadra e alla fiducia dei clienti che ci danno lavoro e quindi profitto.
Circa il lavoro con le scuole, ci fanno tutti i complimenti. Noi cerchiamo sempre di stare lontani dalla parte politica e ideologica, e di fare tutto con il buon senso, coinvolgendo chi è sensibile… In campagna elettorale sono tutti attentissimi….
Ecco, quella parte lì non ci interessa… Ci interessa la parte sensata.
Gioca a fare l’imprenditore qua dentro!
Maria Paola Palermi
Oggi si parla di conciliazione vita-lavoro? Come se il lavoro fosse una non vita! Le parole sono importanti. Stiamo coltivando questa idea della “non vita del lavoro” e questo spiega la mobilità: un posto vale l’altro! Basta avere 3 giorni di smart working! A noi capita soprattutto con informatici che di fronte al “ti do il lavoro a distanza” preferiscono stare da soli dentro la cameretta! A 23 anni! Ma cosa impari? A mia modesta opinione, qualche danno queste scelte lo creano… A livello relazionale, ma anche di sviluppo della professionalità.
Noi stiamo cercando di fare questo: tirare fuori la dignità e la bellezza del lavoro, che è divertimento, che è realizzazione personale, che è intrapresa! Hai un progetto? Se coincide con gli obiettivi dell’impresa, gioca a fare l’imprenditore qua dentro!
Vogliamo aiutare i giovani a realizzare il loro daimon
Maria Paola Palermi
L’impresa è una comunità dal panorama ricco e diversificato, con persone che hanno fatto scelte professionali diverse, che tengono insieme lavoro e famiglia. Anche l’età va ad arricchire l’esistenza! I dati ci dicono che i giovani vivono l’esperienza della solitudine nel lavoro… che è antitetica al lavoro stesso! Occorre recuperare l’esperienza della bottega rinascimentale! Nei progetti ognuno ha la possibilità di vedere l’opera finita! Di vivere l’esperienza estetica dell’artista. Di partecipare con altri alla realizzazione di un’opera, sì. È molto diverso lavorare così. È come la ragazzina che, emozionata, raccontava: “Si è mosso il robot!” È anche questo il nostro compito, come persone, come imprese e come società: aiutare i giovani a realizzare – come diceva Aristotele –il proprio daimon, cioè il proprio potenziale, secondo la giusta misura. E’ la strada per la felicità.
- 1
- 2