ANDRIANI SpA
LEADING THE FOOD TRANSITION
L’emergenza climatica e i suoi impatti sull’ambiente, l’attenzione alla salute e al benessere delle persone e alla salubrità e naturalità del cibo, la rilevanza della specificità dei territori e della loro valorizzazione, l’esigenza di un’economia maggiormente sostenibile e dai processi circolari: tutto ciò spinge verso un ripensamento profondo delle filiere produttive nel campo agricolo e alimentare. Si parla a questo proposito di food transition per raccontare di un nuovo scambio tra uomo e ambiente.
È possibile, oggi, una agricoltura sempre più sostenibile e attenta alle persone, ai territori e al pianeta? E quale ruolo possono avere la digitalizzazione, da un lato, e la formazione, la ricerca, e l’innovazione di prodotto e di processo, dall’altro?
PROFILO DELL’AZIENDA
ANDRIANI S.p.A.
IN DIALOGO CON
FOCUS DELL’INTERVISTA INNOVAZIONE DI POLICY
Food transition
Healthy food
DALLA RELAZIONE SULLA GESTIONE DI SOSTENIBILITÀ ANDRIANI 2023, PAG. 3
La Vision, la Mission ed il Purpose di Andriani, così come le aree di beneficio comune identificate nello statuto di Società Benefit, sono state declinate all’interno di un “Food Transition Model” con lo scopo di promuovere la salute e il benessere delle persone e del Pianeta (“One-Health” approach) attraverso i driver dell’innovazione alimentare, della Dieta Mediterranea e della scienza nutrizionale. “Leading the food transition” èpertanto la nuova Company Signature di Andriani, evoluzione della precedente “Natural Innovators for Conscious Food”, ed esprime il senso di responsabilità̀ assunto dall’Organizzazione nel guidare consapevolmente la transizione alimentare senza prescindere dalla sua forza innovatrice. Il bacino del Mediterraneo, a cui il modello si ispira, è espressione di biodiversità̀ (dimensione ambientale) e multiculturalismo (dimensione sociale), i quali costituiscono un valore con- diviso (dimensione economica) alla luce del loro contributo alla disponibilità̀ di cibo e alla durabilità dei sistemi alimentari globali. All’interno di questo framework valoriale, il Food Transition Model integra tre elementi strategici: capitale naturale, capitale umano e capitale relazionale, quest’ultimo insito nelle interazioni tra stakeholder lungo la catena del valore. Questi elementi interagiscono non solo nell’ottenimento del prodotto, ma anche nella generazione di impatti positivi e circolari e nella diffusione di conoscenza e consapevolezza, ossia il massimo livello di espressione della transizione alimentare (Value & Nutrition).
IN DIALOGO CON L’IMPRESA – ANDRIANI S.P.A.
Una tensione continua all’innovazione
Raffaele Raso
Andreani nasce nel 2009 a Gravina di Puglia, nel cuore della Murgia, a circa 50 km da Bari, tra Matera e Altamura. Sono territori in cui l’agricoltura è sempre stata l’attività preponderante. Noi siamo al centro dell’area del grano duro. La nostra azienda nasce però con un obiettivo diverso e si focalizza su prodotti all’epoca della sua nascita poco conosciuti, i cosiddetti “gluten-free”. Se vogliamo, un’innovazione abbastanza coraggiosa, a quel tempo.
Oggi siamo leader di mercato per prodotti e pasta senza glutine. Produciamo per oltre 120 brand a livello mondiale e copriamo circa 40 Paesi in tutto il mondo.
Da questa mia introduzione si capiscono un po’ le radici dell’azienda e quello che a noi dipendenti ha dato la forza di andare avanti: la tensione continua all’innovazione, il non stare mai fermi. È stata questa energia che ci ha permesso di crescere continuamente in questi anni. Dico “crescere” perché, se nel 2009 eravamo 25 dipendenti, oggi contiamo più di 300 dipendenti. Abbiamo un sito produttivo a Gravina che lavora h 24 x 7 gg alla settimana, circa 340 gg all’anno. Salvo le festività nazionali, noi lavoriamo sempre. Da circa due anni si è aggiunto un nuovo sito produttivo di prodotti da forno gluten-free a Pistoia e ne stiamo completando un terzo che prenderà avvio l’anno prossimo in Canada. Questo fa capire bene la dinamicità dell’azienda e di noi dipendenti.
Una crescita “idonea” con una forma “idonea”
Raffaele Raso
Eravamo tutti giovani e c’era una gran voglia di crescere, ma in un mondo “idoneo”! Questo ci ha spinto ad affrontare i temi ESG fin dall’inizio. Poi siamo diventati Società benefit nel 2020. Abbiamo cambiato il nostro statuto e focalizzato le nostre attività su 5 aree di impatto.
Successivamente, per completezza, abbiamo aderito al movimento B Corp, seguendo la metrica di quello che era la nostra attività e il nostro focus. La nostra partecipazione come membri fondatori del Global Compact ci ha dato un input ancora più significativo su questi temi, che l’azienda abbraccia e condivide con tutti dipendenti. Non sbaglio se dico che la spinta più significativa è arrivata dalla proprietà. Il presidente, Michele Andriani, ha sempre creduto in questo modo di fare azienda e di fare impresa, ed è riuscito, con grande apprezzamento, a trasmetterla a tutti noi.
DALLA RELAZIONE DI IMPATTO 2023 DI ANDRIANI
La sostenibilità non è una moda per noi
Filippo Capurso
La storia del team va di pari passo all’attenzione e alla consapevolezza dedicate ai temi di sviluppo sostenibile. Nel 2018 entra in organico la prima risorsa che segue direttamente questi temi. Ora siamo una squadra di 5 persone, ognuno con il proprio campo di specializzazione. Se parliamo di rischio di impresa, i temi ESG sono centrali.
Noi siamo una realtà che trasforma le materie prime che arrivano da campo e si trovano a dover fare i conti con i rischi collegati al cambiamento climatico che già da prima si percepiva, ma che adesso sta mostrando un’incidenza sempre maggiore, per cui è divenuto imprescindibile chiederci: “Quello che noi facciamo attualmente potremo continuare a farlo anche tra qualche anno?” Su questo si è impostata e si sta continuamente costruendo, una strategia che vede gli obiettivi di sostenibilità allineati a quelli del piano industriale.
Il tema della gestione dei rischi è molto attenzionato e la rendicontazione ci aiuta, perché la gestione di un’analisi di doppia materialità approfondisce questi temi, soprattutto nel momento in cui questo tipo di analisi viene esternalizzata non solo al team CSR, ma al CdA e anche alle prime linee. Vorrei trasmettervi la tensione esistente in azienda e farvi capire perché vogliamo essere pervasivi su questi temi. La sostenibilità non è una moda da seguire; non è apparenza; non è nemmeno filantropia. Diventa il tema centrale attorno a cui costruire una nuova strategia d’impresa.
Raffaele Raso
Sulla scia di questo, dietro un piano strategico, si affianca un piano industriale. Partendo dalla filiera agricola, che è la base della nostra stessa esistenza, abbiamo avviato progetti che vanno in questa direzione.
Uno dei progetti più importanti è quello della digitalizzazione della filiera, attraverso un partner che ci offre la disponibilità di una piattaforma per il recupero dei dati in maniera digitale. Da diversi anni siamo impegnati nel coinvolgimento di tutti gli agricoltori. Le aziende agricole associate, che nel 2017 erano poco più di una trentina, ora sono 450, con complessivi 8.000 ettari in 9 regioni in tutta Italia. Questo progetto è nato per lo sviluppo di pasta a base di legumi, 100% biologica. La coltivazione dei legumi è per noi fondamentale, data la scelta del settore gluten-free. La filiera è stata per noi una necessità, anche in considerazione del cambiamento climatico. Oggi è un dovere muoversi verso la filiera agricola secondo certe logiche.
Il passaggio generazionale va ben oltre i confini dell’impresa
Raffaele Raso
Purtroppo, le nuove generazioni non sono più affascinate dal mestiere che portavano avanti i loro nonni. Soprattutto nelle nostre zone. Perché l’agricoltura viene ancora vista come 30/40 anni fa! Invece, in quello che noi oggi facciamo con la digitalizzazione ha profondamente trasformato il lavoro. Noi spieghiamo che i metodi sono cambiati, che la digitalizzazione è arrivata in campo. Oggi è possibile gestire un’azienda agricola tranquillamente con uno smartphone! Mentre ciò che conta oggi sono il dato e la sua veridicità per offrire agli agricoltori un supporto decisionale. Il mondo è completamente cambiato. Le tecnologie hanno fatto passi da gigante e, devo dire con grandi sacrifici, noi riusciamo a trasmettere questo alle nuove generazioni.
Quasi tutte le settimane nei periodi scolastici ospitiamo visite di scolaresche da istituti agrari, e alberghieri. Agli studenti che vengono a toccare con mano la nostra impresa noi riversiamo su di loro anche altri temi, energetici, ambientali. Cerchiamo di promuovere un’idea di crescita condivisa alle nuove generazioni! Purtroppo, l’ambiente scolastico continua a mio avviso ad avere dei limiti. Determinati argomenti vengono trattati solo dal punto di vista teorico in aula, ma se non vengono toccati con mano, questi vengono facilmente dimenticati!
Con queste iniziative, cerchiamo di tenere viva l’attenzione su questi temi, ma anche la voglia di intraprendere e mettersi in gioco delle nuove generazioni. Questo lo facciamo tanto a livello locale, quanto nelle università, con le varie associazioni.
Promuovere una certa idea di intrapresa anche a livello internazionale, anche a sostegno della biodiversità
Raffaele Raso
Noi non ci siamo fermati a una filiera nazionale, ma siamo andati oltre. Poco prima del Covid-19, abbiamo costruito una filiera di produzione di teff in Etiopia. In quella regione, il problema dell’agricoltura e dei cambiamenti climatici è ancora più accentuato! Non parliamo poi dei problemi geopolitici e sociali. La situazione è davvero drammatica. Anche in Etiopia abbiamo cercato, attraverso partner locali, di avviare un bellissimo progetto che vede la crescita delle aziende agricole come opportunità di sviluppo sia culturale, sia sociale, sia economico, con attività agricole a base di un cereale – il teff – che si coltiva solo in quelle zone. Se non si vede uno sblocco a livello internazionale di questo cereale, questo sarà destinato alla scomparsa. Grazie a partner locali, abbiamo avviato corsi di formazioni per agricoltori e agronomi sull’uso di mezzi meccanici in aree in cui si usa ancora il bue per la lavorazione della terra! Il fine è una crescita generale dell’attività, compresa la parte scolastica e sociale dei villaggi. E, non ultimo, dando l’opportunità di far conoscere a tutto il mondo attraverso la nostra pasta questo meraviglioso cereale.
Non un’azione frammentata, ma una strategia integrale nel quadro di una visione olistica
Filippo Capurso
È giusto inquadrare l’attività dell’impresa all’interno di un contesto più ampio e collegare la nostra azione ad una più grande linea guida come il programma d’azione definito nell’Agenda 2030: purtroppo sappiamo come i suoi obiettivi siano molto distanti dall’essere raggiunti. Quella che dovrebbe essere la strada prioritaria è spesso messa in discussione a seconda del rappresentante politico di turno e questo causa drammatici rallentamenti.
Nei primi anni partecipavo con grande interesse a momenti di formazione e di confronto, ma poi mi sono accorto che il tema stava scadendo nell’inutile gara a chi si autoproclamava più “sostenibile” del competitor.
Ciò che andrebbe condiviso, invece, è una progettazione estesa: penso a distretti, a realtà territoriali più virtuose che ispirano e fanno da traino alle altre imprese e alla comunità!
In Italia, ma non solo, alle organizzazioni private è lasciato il ruolo di teste d’ariete. Eppure, c’è tutto un mondo che questi temi non li prende neppure in considerazione.
Filippo Capurso
Un progetto su cui siamo molto impegnati è quello di portare avanti percorsi di coevoluzione con i nostri fornitori e in questi anni, non senza difficoltà, abbiamo contribuito a far compiere a molti di loro un po’ di gradini sulla lunga scala della sostenibilità.
L’azienda come leader di nuovi ecosistemi
Filippo Capurso
Fare da traino su questi temi per le altre realtà, come quelle della catena di fornitura, porta ad aumentare la portata delle azioni introdotte ed i relativi impatti positivi: solo così si potrà davvero avviare la creazione di un ecosistema coerente che si identifica in un’unica direzione.
I nuovi obblighi ci sommergeranno come una valanga
Filippo Capurso
Pensando ai nuovi obblighi che entreranno in vigore a breve e che richiederanno una serie di riscontri per i quali quasi nessuno si è attivato per tempo, temo che ci evidenzieranno non poche difficoltà.
Il rapporto con le istituzioni passa dalla finestra
Raffaele Raso
Andriani è un’azienda che si è fatta le ossa da sé. Nasce come azienda familiare, padronale, e come tutte le aziende che nascono così la forza la trovano nelle loro risorse. Perché purtroppo con i soli tempi della burocrazia e ai sistemi del territorio, questa crescita in un tempo così breve non l’avremmo potuta fare.
È ovvio che le partnership sono importanti, con il territorio, la parte politica del territorio. Per noi a maggior ragione, se vogliamo essere significativi su questi temi.
Parlando di noi con orgoglio, andando a presentare la nostra azienda nelle università, coinvolgendo gli studenti, partecipando ai vari convegni territoriali lungo tutto lo Stivale: questi sono un modo per avere rapporti con le istituzioni, non dalla porta principale ma dalla finestra,
Alcuni temi però sono molto lontani
Raffaele Raso
Sappiamo però che alcuni temi come l’impresa Benefit, come il tema delle B Corp, del Global Compact sono molto, molto lontani dalle istituzioni, non solo nel nostro territorio, ma in generale. Purtroppo, i nostri amministratori sono sempre in campagna elettorale e alla ricerca di voti. Abbandonando anche su questi aspetti il territorio. Questo è il mio parere.
Qual è il ruolo dell’impresa oggi?
Filippo Capurso
Credo che risulti evidente come, allo stato attuale, il ruolo delle imprese sia poliedrico: queste devono avere un impatto positivo per il territorio, devono essere un ente formativo per le giovani generazioni, devono diventare ausilio decisionale per le istituzioni… In tutto questo l’impresa deve continuare a fare il suo business… Forse si stanno sopravvalutando le capacità delle imprese! Anche perché poi non vengono tirate per la giacchetta su alcune questioni! Proprio perché le imprese sono le teste di ariete che stanno provando a buttare giù questo muro di quello che era il modello di business sarebbe opportuno sentirle di più, coinvolgerle maggiormente!
Filippo Capurso
Con Raffaele siamo stati qualche settimana fa in Friuli-Venezia Giulia, invitati a rappresentare la nostra azienda raccontando il nostro caso e la nostra esperienza di Società Benefit. Ci hanno chiamato perché, in maniera lungimirante, hanno pensato: “Noi abbiamo avuto multinazionali che si sono insediate nella nostra regione, hanno depauperato risorse e anche i sogni dal territorio e sono andate via dove il costo del lavoro aveva impatti molto più convenienti (per loro!). Quindi hanno pensato di organizzare una due giorni in cui vengono riunite le università – i ragazzi dovranno capire il mondo che li aspetta – le imprese del territorio e le istituzioni, cercando di ragionare su un nuovo modello – ad esempio quello Benefit – che vincoli le imprese ad avere un oggetto sociale legato alla prosperità diffusa, superando il concetto di profitto.
Qui nasce la dinamicità dell’impresa
Raffaele Raso
L’innovazione ha portato l’azienda ad espandersi insieme alla consapevolezza del consumatore di dover cambiare, inquinare meno, mangiare sano.
Qui esce la dinamicità dell’impresa: saper capire l’evoluzione del mercato su determinati temi, saper proporre al mercato prodotti innovativi. I nostri sono prodotti senza glutine e senza allergeni. Oggi una delle grandi problematiche a livello globale sono i costi della medicina legati a consumi alimentari errati. Proporre cibi sani – come Andreani fa – ma non dal punto di vista del business, ma perché sentiamo il doverlo fare, quello di offrire cibi sani ad un consumatore sempre più attento, è per noi la base del lavoro di tutti i giorni. I legumi, i diversi tipi di cereali, anche quello più nascosto, come il teff, consentono di progettare crescita sociale anche da un’altra parte del mondo! Non si tratta di vedere solo singoli anelli della catena, ma di vedere un’intera filiera, dal produttore fino al consumatore perché tutti ne fanno parte.
Noi partiamo come innovatori e la spinta più forte è certamente quella interna. Abbiamo consolidato un know-how che ci permette di posizionarci al centro del mercato per questo tipo di prodotti. Ma è tutto condiviso, non possiamo andare avanti da soli!
Abbiamo rapporti con università e con centri di ricerca. La relazione con le scuole è completamente aperta. Se noi captiamo situazioni da approfondire, la ricerca viene fatta in sinergia con altri, aziende e/o università. Concretamente, noi collaboriamo con altre aziende su diversi progetti e con un’ottima di business e di crescita per entrambi. Il know-how è soprattutto il nostro, e bisogna anche tenerselo stretto. Se non si è tutti dello stesso modo di pensare, se non c’è alla base qualcosa che accomuna, si rischia di creare problematiche in un ambiente sano. Noi riusciamo ancora a mantenerlo e a proporre prodotti sani per l’alimentazione. Questo il mercato ce lo riconosce.
Raffaele Raso
È questo che dà ad Andriani la forza di crescere ed affrontare mercati, come quello USA dove sappiamo che per anni le persone hanno vissuto con una dieta non priva di problematicità. Speriamo – anche in considerazione dei nuovi scenari che si stanno aprendo dal punto di vista politico – che non vengano buttati a mare tutti questi anni di sollecitazioni…
La digitalizzazione non ci ha mai fatto paura
Raffaele Raso
La tecnologia, la scienza, i nuovi talenti, l’AI non vanno fermata, né presa al negativo, bisogna cavalcarli. Nel momento in cui l’affronti nel giusto modo, il digitale diventa un supporto per la crescita dell’azienda. Fondamentale è la veridicità del dato che in questi anni abbiamo voluto e ricercato, perché senza un dato veritiero si rischia di provocare delle catastrofi. La digitalizzazione di tutta la filiera è importantissima e le nuove tecnologie sono a supporto di questo.
Per una economia circolare
Filippo Capurso
Sin da quando sono entrato in azienda, il motto è stato “anticipare i trend nutrizionali”. Questa spinta è stata fin da subito molto forte e ci ha permesso di avviare sempre nuovi progetti. Tra i più importanti per noi c’è il progetto dell’alga Spirulina, coltivata nel nostro perimetro, qui a Gravina, in vasche all’interno di serre.
La Spirulina vien utilizzata come ingrediente in una ricetta della nostra pasta, ma più interessante è sottolineare come questo sia un progetto di economia circolare. L’alga, infatti, viene coltivata nell’acqua derivante dal processo produttivo.
Il lavaggio delle nostre trafile è un processo costante per permettere la produzione dei diversi formati e delle diverse ricette. Avere la possibilità di riutilizzare quell’acqua, sanificandola per poi utilizzarla come ambiente in cui l’alga naturalmente cresce, è davvero importante. Questo è un progetto su cui continueremo ad investire.
Il nostro prodotto viene attenzionato sempre più date le esigenze dei consumatori sempre più consapevoli e attenti ad acquisti mirati. Anche se le spinte contrapposte sono ancora forti.
Pensate che tempo fa abbiamo invitato in azienda un referente di una nota agenzia statistica che ci ha rivelato: “Sapete, stiamo facendo delle analisi e quello che dite voi è sacrosanto. State puntando sulle nuove generazioni! Bene, ma ricordate che il potere di acquisto maggiore oggi e nei prossimi anni ce l’avranno ancora i pensionati, che probabilmente continueranno ad avere convinzioni di acquisto radicate, insomma ad acquistare i soliti marchi…”.
Ne prendiamo atto, ma è certo che noi continueremo a farlo e a seguire la nostra via.